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Birrificio LoverBeer

Tratto da La birra nel mondo, Volume III, di Antonio Mennella-Meligrana Editore

Birrificio LoverBeer, Marentino (TO)

Microbirrificio, in provincia di Torino, aperto nel 2009 da Valter Loverier (in arte, “LoverBeer”, da cui il marchio), ex tecnico progettista di un’azienda di telecomunicazioni, con l’hobby dei rally e, dal 2002, dell’homebrewing.
Uno dei più validi rappresentanti della birra artigianale nel panorama italiano, fu nominato “Birraio dell’anno 2010”.
Fin dall’epoca delle produzioni casalinghe, l’interesse di Valter si rivolse verso i lieviti selvaggi e le fermentazioni spontanee. Il primo esperimento fu la BeerBrugna, ispirata alle kriek belghe e prodotta con inoculo di lieviti e batteri lattici, nonché aggiunta in macerazione di susine damaschine.
Un esordio soddisfacente e promettente, con apprezzamenti e incoraggiamenti che, alla fine, convinsero Valter a lasciare il vecchio lavoro per compiere il “grande passo”, facendo una “bella” scorta di fermentatori in legno e barrique. E le sue eccezionali capacità in materia lo portarono a ripercorrere la storia della cultura brassicola arricchendola di continue innovazioni e legami verso il territorio.
Il birrificio LoverBeer si trova nel Basso Monferrato, in prossimità di importanti zone vitivinicole. E Valter non poteva ignorare prestigiose uve come barbera o freisa. Ecco quindi la tentazione di utilizzare l’uva nella birra sfruttando i lieviti naturalmente presenti sulle bucce degli acini per la fermentazione spontanea in legno. Nacque così la BeerBera.
Toccò quindi all’uva freisa, questa volta, con l’inoculo di un lievito, e venne fuori la D’uvaBeer, presentata, nel 2010, al Salone del Gusto.
Ma Valter andò ben oltre, esibendosi anche nella farmhouse, e in un’interpretazione à l’ancienne, quando cioè queste birre venivano prodotte in Vallonia nei mesi freddi per essere poi consumate nei mesi più caldi.

Tenendo conto che la grandezza di Valter sta nell’attenzione per le tradizioni brassicole internazionali e nell’originalità delle ricette, non si possono non giustificare i prezzi piuttosto alti. In ogni modo, le sue birre vengono esportate in molti paesi, non esclusi, anzi, gli Stati Uniti d’America.
La produzione, di 300 ettolitri l’anno, contempla sia la fermentazione alta che quella spontanea.
E adesso cerchiamo di chiarirci le idee su termini non facilmente comprensibili per chi non è “addetto ai lavori”.
La sour/wild ale è la birra acida delle Fiandre, uno stile caratterizzato dalla proliferazione di batteri lattici e acetici in fase di fermentazione e stagionatura. La contaminazione con tali sostanze dona alla birra una spiccata acidità.
La sour red/brown è invece la birra rossa/marrone delle Fiandre, uno stile di birra acida fermentata, in particolare, con il Lactobacillus, che produce un carattere acido attribuibile all’acido lattico. Il forte sapore di frutta è simile all’aroma, ma più intenso.

Le birre LoverBeer

LoverBeer BeerBrugna, sour/wild ale di colore rubino con tenui riflessi aranciati e dall’aspetto opaco (g.a. 6,2%). La fermentazione è provocata dall’inoculo di batteri lattici e lieviti selvaggi (tra cui i Brettanomyces); mentre la maturazione avviene in barrique per 12 mesi con aggiunta di susine damaschine (ramassin) fresche, che fanno ripartire la fermentazione sviluppando il caratteristico bouquet complesso che si ritrova sia all’olfatto che al palato. Il ramassin appartiene al gruppo delle susine cosiddette “siriache”, perché originarie della Siria. Viene coltivato nel Saluzzese, in partcolare nella Valle Bronda. È una specie molto rustica che si differenzia dalle comuni susine, oltre che per le piccole dimensioni, per la dolcezza e un’aromaticità unica. Raggiunta la piena maturità, assume un colore blu violaceo e tende a cadere a terra, per cui tradizionalmente viene raccolto appunto a terra. Con una carbonazione quasi piana, la spuma biancastra e grossolana si dissolve rapidamente. L’olfatto, decisamente complesso, offre, in successione, una perfetta combinazione di susine, frutta sciroppata, mela verde; quindi sentori tipici delle fermentazioni selvagge, citrici, di erbe, legno, menta, agrumi, lavanda. Il corpo, da leggero a medio, ha una consistenza oleosa tendente a grassa. Nel gusto, le susine damaschine apportano calde e sensuali note fruttate che contrastano, assicurando un notevole equilibrio, l’acidulo e il citrico, non aggressivi ma ben presenti. Il percorso ha una durata media, e si chiude con richiami vinosi e di legno. Nella lunga persistenza retrolfattiva l’acidità si addolcisce, tra fresche, asciutte, sensazioni di quercia e di erbe aromatiche.

LoverBeer Madamin, sour red/brown di colore ambrato con riflessi mattone e dall’aspetto molto torbido (g.a. 5,7%). Madamin, in piemontese, vuol dire “giovane signora”. Ispirata alla oud bruin fiamminga, fermenta e matura per quattro mesi in tini di rovere. Con una carbonazione abbastanza bassa, la schiuma rosata emerge generosa, sottile, persistente. L’intensità olfattiva si propone alquanto elevata, con una gradevole finezza: sentori floreali, lattici, di malto, fragoline di bosco, vino rosso, caramello, pane, rovere acidulo, mandorle, calce, mele verdi, fieno, aceto, Brettanomiceti, cioccolato secco e acido. Il corpo, da leggero a medio, ha una consistenza cremosa/oleosa. Un’acidità appena pronunciata e un amarore pressoché contenuto bilanciano, nel discreto percorso gustativo, la dolcezza di frutta, caramello, pane, vaniglia, al tiepido calore alcolico. Il finale asciutto sa tanto di vino e di frutta acida. Impressioni aspre di mela verde, quercia, aceto, conferiscono un breve, gradevole, amarognolo al retrolfatto.

LoverBeer Dama Brun-a, sour red/brown di colore ambrato con intensi riflessi rossastri e dall’aspetto abbastanza torbido (g.a. 6,7%). Brun-a (ovvero “Bruna”) è una parola piemontese la cui u si pronunzia alla francese e con una breve pausa prima della a. È una parte della Madamin che viene messa a maturare per 12 mesi in grandi barrique. Con l’avvicinarsi poi dell’estate e dei primi caldi, viene addizionata di zucchero caramellato e Lactobacillus. Con una moderata effervescenza, la spuma biancastra fuoriesce scarsa ed evanescente, lasciando uno striminzito pizzo al bicchere. L’olfatto rilascia sentori aspri, dolci e aciduli, insieme; mentre dal sottofondo esalano, prima, richiami di vino liquoroso e, poi, accenni di legno bagnato. Il corpo medio tende al leggero, in una trama piuttosto grassa e appiccicosa. Nel gusto, dopo un imbocco fresco e alquanto acido, i sapori vinosi della maturazione apportano un piacevole fruttato di ciliegia e uva sultanina. Il finale si rivela pressoché astringente nella sua consistenza legnosa. Da parte sua, il retrolfatto sa farsi apprezzare per lunghe suggestioni non certo sgradevoli, acetiche e aspre.

LoverBeer BeerBera, sour/wild ale color rame dai riflessi rubino e dall’aspetto nebuloso (g.a. 8%). Utilizza un 20% di uva barbera, pigiata e diraspata, fornita dall’azienda agricola Pioiero, a pochi chilomertri da Alba. Chiaramente la produzione avviene una volta all’anno, all’epoca della vendemmia. Fermenta spontaneamente con i microrganismi presenti sulla buccia dell’uva e matura in botti di legno. Con una carbonazione piuttosto sostenuta, la schiuma, di un rosa pallido, sbocca a grana molto fine, ma svanisce in fretta, senza lasciare il minimo segno di allacciatura. Oltre all’aspetto, questa birra possiede anche l’olfatto vinoso, con intensi aromi floreali e fruttati. Fresca e fruttata, denota in bocca una certa eleganza nel fluire lento, effervescente, lungo, del leggero corpo di malto in una trama pressoché acquosa. Ogni sorso appare sempre più piacevole, sino a un potente finale asciutto improntato alla frutta acida. Dal persistente, concitato, retrolfatto emergono evanescenti impressioni legnose, quasi balsamiche. Si tratta di un prodotto che, destinato all’evoluzione del gusto, può essere lasciato in cantina per diversi anni.

Il meraviglioso organigramma aziendale sul sito web

LoverBeer D’uvaBeer, sour/wild ale di colore rubino con sfumature tendenti al dorato e dall’aspetto intorbidito (g.a. 8%). È una birra complessa, di rara forza, nonché di grande raffinatezza ed eleganza, realizzata con il 20% di uva freisa e inoculo di un saccaromicete capace di aggredire, insieme, il mosto di birra e quello d’uva. Con una moderata effervescenza, la spuma ocra sbocca abbondante e cremosa per dissiparsi però rapidamente. L’olfatto, abbastanza legnoso, propone odori lattici, di polvere, sudore, cantina e, a seguire, di limone, aceto di mele, ribes, uva, vino, ciliege acide, fieno, vaniglia, quercia, cuoio, cannella, noce moscata. Il corpo medio ha una trama fra acquosa e oleosa. Con l’alcol che si tiene ben nascosto, il gusto può esprimersi a proprio agio, con note aspre di frutta e una lieve acidità tenute bene in equilibrio dal fondo dolce di malto; soltanto in prossimità del traguardo si leva una punta netta di astringenza. Chiude la lunga corsa l’alcol, accompagnato da un tocco di spezie e da un labile effetto pungente. Bacche mature, ciliege ed erbe aromatiche caratterizzano la notevole persistenza retrolfattiva. Un altro prodotto, questo, da poter lasciare tranquillamente in cantina per anni.

LoverBeer Papëssa, imperial stout di colore nero impenetrabile e dall’aspetto fangoso (g.a. 7%); realizzata con alta percentuale di cereali tostati. Il nome è quello di un personaggio leggendario legato al mondo dei tarocchi. Con un’effervescenza quasi inavvertibile, la schiuma, di un invitante color caffè, fuoriesce sottile, scarna e non così persistente. L’elevata intensità olfattiva si esprime con attraenti profumi di uvetta, tostature, caramello, bacche, caffè, vino rosso, salsa di soia, fumo, cacao amaro, frutta secca, quercia, vaniglia, pane bruciato. Il corpo, da medio a pieno, ha una consistenza più grassa che oleosa. Il gusto si snoda abbastanza caldo, cremoso, avvolgente, richiamando le medesime sensazioni avvertite al naso e aggiungendovi, in prossimità del traguardo, un tocco di acidità donata dai frutti di bosco; mentre l’alcol si guarda bene dal venire allo scoperto. Stimolanti note di caffè espresso e liquirizia chiudono il lungo percorso gustativo. La discreta persistenza retrolfattiva esala impressioni di cioccolato amaro, acidità, terra.
LoverBeer Papëssa Sour Edition, sour/wild ale, versione, con la stessa gradazione alcolica, della Papëssa maturata in botti che hanno ospitato vino rosso.

LoverBeer Marche’l Re, imperial stout di colore marrone molto scuro, quasi nero, e dall’aspetto opaco (g.a. 8,5%). Il nome è quello di un gioco di carte piemontese del passato, che vuol dire “segnar (marcare) il re”. E, nei locali (piole, trattorie, osterie tipiche piemontesi) dove ancora oggi è in uso questo gioco, non è raro vedere la consumazione del caffè insieme al fernet. La birra intende quindi riprodurre in qualche modo quel sapore. Base di partenza è l’altra imperial stout, la Papëssa, che viene messa in barrique per 12 mesi con l’aggiunta di una miscela del rinomato Caffè Vergnano (0,3%) e spezie, come rabarbaro, zafferano, genziana, china calissaia (0,1%); per cui il prodotto si autodefinisce Italian Imperial Coffee Spiced Stout (IICSS). Con una carbonazione decisamente bassa, la schiuma è del tutto assente. L’olfatto, molto complesso e piuttosto insolito, propone un’infinità armonica di odori avvolti in un caldo alone alcolico: caffè, malto tostato, china, salsa di soia, cioccolato, liquirizia, zafferano, caramello, funghi secchi, radice di genziana, vino, cenere, arancia candita, vino, rovere carbonizzato, gesso, frutta secca, erbe aromatiche, bacche acide. Il corpo, da medio a pieno, ha una consistenza abbastanza grassa. Il gusto, pieno e vigoroso, si snoda tra note di zafferano e radice di genziana ben bilanciati da caffè, funghi secchi, acidità fruttata. Il finale apporta una certa astringenza, secca e amara. Il retrolfatto segue l’esempio della schiuma.

Saison De L’Ouvrier

“Saison De L’Ouvrier” è un progetto di cinque prodotti che si ispirano alle birre di fattoria, altrimenti dette farmhouse ale o saison, rivisitate secondo la fantasia di Loverier. De l’ouvrier significa “del lavoratore”, ossia di quei contadini valloni per i quali le saison costituivano un tempo l’insostituibile sostentamento durante il duro lavoro estivo nei campi, senz’altro più sicure dell’acqua non di rado apportatrice di malattie. Il nome stesso presenta una voluta similitudine col cognome originale francese del birraio, L’Ouvrier, diventato Loverier, quando la famiglia, dalla regione del Calvados, si trasferì in Piemonte. La base delle cinque saison prende il semplice nome di Saison De L’Ouvrier.

LoverBeer Saison De L’Ouvrier, saison di colore dorato e dall’aspetto leggermente velato (g.a. 5,8%). Viene prodotta con i lieviti selvaggi isolati dalla BeerBera, aggiunta di una percentuale di frumento non maltato e utilizzo di East Kent Golding anche in dry hopping; la maturazione avviene poi in botte di legno. Molto bella la minimale etichetta che raffigura, all’interno di quattro nicchie, lo scorrere del tempo attraverso le stagioni e le fasi solari. Con una modesta effervescenza, la schiuma bianchissima si alza compatta, cremosa, per poi scendere rapidamente lasciando un piccolo pizzo alle pareti del bicchiere. L’olfatto è ricco e complesso: sentori floreali e selvaggi, di quercia e agrumi, di mela acerba e uva spina; anche un labile richiamo di acido lattico. Il corpo, da leggero a medio, ha una consistenza tra grassa e acquosa. L’asprezza delle sensazioni olfattive è mitigata, nel sapore che diventa così delicato e brioso, da note dolci di malto e frutta a polpa gialla. Il percorso, di media durata, si chiude con una morbida nota rustica, quasi legnosa. Nella discreta persistenza retrolfattiva spunta un luppolo fruttato e croccante, secco quanto alcuni vini spumanti.

Aggiungendo alla Saison De L’Ouvrier un’erba, un frutto, un vegetale o un fiore, si ottengono le altre quattro saison del progetto “Saison De L’Ouvrier”.

LoverBeer Saison De L’Ouvrier-Serpilla, saison di colore giallo paglierino e dall’aspetto torbido (g.a. 5,8%); seconda del progetto. Richiede aggiunta di timo serpillo, un incrocio tra rosmarino e origano, che conferisce una fantastica nota mediterranea. Presenta una carbonazione medioalta; schiuma bianca fine, soffice, ma di breve durata; aroma fresco ed erbaceo con sentori lattici e di timo; corpo da leggero a medio, in una consistenza grassa; gusto acido e fresco, rustico e secco; lungo finale amaro da buccia d’agrume; retrolfatto acidulo di legno e fruttato di lievito.
LoverBeer Saison De L’Ouvrier-Griotta, saison di colore rosso intenso e acceso e dall’aspetto opaco (g.a. 6%). Terza del progetto, utilizza le omonime ciliege acide (visciole) di Pecetto e Trofarello, aggiunte intere nel corso della fermentazione. Ha un’effervescenza abbastanza moderata; spuma beige sottile e di rapida dissoluzione; tenue aroma rustico e di acido lattico con richiami di amarena e ribes rosso; corpo medio, in una tessitura tra grassa e oleosa; gusto acidulo, citrico e malico, rinfrescante e dissetante; finale amaricante, lattico e di mandorla; retrolfatto corto e aspro di frutti rossi.
LoverBeer Saison De L’Ouvrier Cardosa, saison di colore dorato tendente all’arancio e dall’aspetto nebuloso (g.a. 5,8%). Quarta del progetto, viene aromatizzata con il 2% di cardo gobbo di Adenzano, che dona fresche note rustiche ed erbace. Offre una carbonazione vivace; schiuma candida fine, cremosa, persistente; intenso, pulito, aroma lattico con, in lontananza, sentori fruttati e floreali, legnosi e di cantina; corpo medio tendente al leggero, in una trama fra grassa e acquosa; vivace e scorrevole gusto improntato all’acidità lattica, all’asprezza di agrumi, mela verde, uva spina; finale asciutto, fenolico, astringente; retrolfatto vegetale, piacevolmente amaricante.
LoverBeer Saison De L’Ouvrier Violetta, saison di colore paglierino dorato e dall’aspetto opalescente (g.a. 5,8%); aromatizzata con violette. Ultima del progetto, risulta la più delicata, estremamente piacevole, equilibrata e beverina; adatta per l’estate e ideale per il primo approccio col mondo sour. Propone una pungente effervescenza mediobassa; spuma bianca di grana minuta, non generosa e addirittura evanescente; delicato aroma citrico e di violetta con, in sottofondo, accenni acidi e floreali; corpo esile, in una consistenza grassa; gusto molto asciutto e fruttato, cremoso e floreale, speziato e con un piacevole tepore alcolico; finale legnoso con note di cuoio e di spezie; retrolfatto dalle persistenti suggestioni di voletta, pane, mela, legno, pera.

LoverBeer A Renna Glüh, sour/wild ale di un intenso ambrato rossastro e dall’aspetto leggermente velato (g.a. 8%). La base di partenza è la D’uvaBeer, con aggiunta di varie spezie: chiodi di garofano, noce moscata, anice stellato, cannella, scorze di arancia dolce e qualcos’altro. Con un’effervescenza piuttosto sostenuta, la schiuma biancastra, fine e cremosa, abbonda ma dura pochissimo. L’aroma si libera piuttosto aspro, con sentori di frutta acerba e, molto più intensi, di spezie, con particolare esaltazione dei chiodi di garofano, dell’anice, della noce moscata. Il corpo, da leggero a medio, presenta una trama alquanto grassa. Il gusto, brioso, effervescente, richiama le sensazioni avvertite al naso, però solo come complemento delle note aspre di uva spina e prugna acerba; non mancano ovviamente il supporto delle spezie e, a equilibrare, un sottile quanto piacevole dolce acido. Il finale arriva secco, pulito, quasi rinfrescante, con un tocco acidulo e frizzante di vino bianco. Nella lunga persistenza retrolfattiva si mettono in mostra suggestioni amare che rievocano l’essenza di mandorla. Glüh, in tedesco e in fiammingo, significa “caldo”, perché questa birra dà il meglio di sé bevuta calda, a imitazione del vin brûlé della nostra tradizione natalizia o, meglio, del “cugino” Glühwein, consumato in Germania durante tutto il freddo inverno, in particolare nelle quattro o cinque settimane prima di Natale quando le città sono invase dai tipici mercatini. Il riscaldamento, a circa 70 °C, può avvenire con la bottiglia stessa (a bagnomaria, anche nel forno a microonde) oppure su fiamma viva versando il contenuto in un pentolino. Ovviamente, calda, la birra risulta meno aspra (dando l’impressione di essere diventata dolce); mentre guadagna in fragranza, poiché le spezie sono ancora più evidenti.

[N.d.R. Le foto dell’articolo le ho prese dal sito e profili social dell’azienda]

Antonio Mennella

Antonio Mennella

Nato il primo gennaio 1943 a Lauro (AV) e residente a Livorno. Laureato in giurisprudenza, è stato Direttore Tributario delle Dogane di Fortezza (BZ), Livorno, Pisa, Prato. PUBBLICAZIONI Confessioni di un figlio dell'uomo - romanzo - 1975; San Valentino - poemetto classico - 1975; Gea - romanzo - 1980; Il fratello del ministro - commedia - 1980; Don Fabrizio Gerbino - dramma - 1980; Umane inquetudini - poesie classiche e moderne - 1982; Gigi il Testone - romanzo per ragazzi - 1982; Il figlioccio - commedia - 1982; Memoriale di uno psicopatico sessuale - romanzo per adulti - 1983; La famiglia Limone, commedia - 1983; Gli anemoni di primavera - dramma - 1983; Giocatore d’azzardo - commedia - 1984; Fiordaliso - dramma - 1984; Dizionario di ortografia e pronunzia della lingua italiana - 1989; L'Italia oggi - pronunzia corretta dei Comuni italiani e nomi dei loro abitanti - 2012; Manuale di ortografia e pronunzia della lingua italiana - in due volumi - 2014; I termini tecnico-scientifici derivati da nomi propri - 2014; I nomi comuni derivati da nomi propri - 2015. BIRRA La birra, 2010; Guida alla birra, 2011; Conoscere la birra, 2013; Il mondo della birra, 2016; La birra nel mondo, Volume I, A-B - 2016; La birra nel mondo, Volume II, C-K -2018; La birra nel mondo, Volume III, L-Q - 2019; La birra nel mondo, Volume IV, R-T - 2020; La birra nel mondo, Volume V, U-Z - 2021. Ha collaborato a lungo con le riviste Degusta e Industrie delle Bevande sull'origine e la produzione della birra nel mondo.