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Un brewpub un microbirrificio e una beerfirm: Tazebao, Teddy Bier e Tempesta

Tratto da La birra nel mondo, Volume IV, di Antonio Mennella-Meligrana Editore

Tazebao

Trieste/Italia
Tazebao è brewpub con pizzeria messo su nel 2006 da Fernando Miele, aiutato inizialmente da un amico proveniente da una vecchia famiglia di birrai.
La produzione, prevalentemente di fermentazione alta, “viaggia” sui 400 ettolitri annui —www.pizzeriatazebao.com.

Tazebao Chiara, golden ale di colore giallo e dall’aspetto lievemente velato (g.a. 5%). Con un’effervescenza alquanto spinta, l’abbondante schiuma bianca, fine, compatta, cremosa, si rivela stabile e aderente. L’olfatto floreale lascia ampio spazio per i tenui sentori erbacei del luppolo; mentre rimangono piuttosto sacrificati quelli del malto, della polpa d’arancia, del miele millefiori, della crosta di pane. Il corpo medio ha una consistenza pressoché oleosa. Di carattere dolce e fresco, il gusto si distende in tutta la sua piacevolezza, finché non incrocia l’asprezza della scorza di agrumi che si tira dietro un vero e proprio amarore resinoso. Nel finale, si aggiunge anche la secchezza, che lascia il palato quasi assetato e avido di un nuovo sorso. Le corte impressioni del retrolfatto sono un inno alla delicatezza speziata del luppolo.
Tazebao Smoked Bier, rauchbier di colore mogano scuro con riflessi rossastri e dall’aspetto opaco (g.a. 6,2%). La carbonazione è piuttosto scarsa; la schiuma nocciola, fine, compatta, cremosa, sufficientemente stabile e aderente.
L’affumicato si mette subito in evidenza all’olfatto, seguito a ruota da cenere, legna bruciata, cuoio, castagne arrostite; soltanto nel sottofondo si riesce a percepire qualche indizio floreale, etilico, di frutta rossa e scura. Il corpo medio tende ad assogliarsi, in una consistenza decisamente acquosa. Rispetto all’aroma, il gusto appare un po’ più fievole, sin dall’inizio, benché sostenuto da un discreto calore alcolico: l’affumicato, scarico della minima velleità di prevaricazione, si limita ad apportare una gradevole sfumatura croccante alle note di caramello, pane nero, miele di castagno. Il corto finale è caratterizzato da una lieve acidità e da un accenno di amaro terroso. Dallo sfuggente retrolfatto si levano, a loro volta, sensazioni astringenti di malto leggermente bruciato.

Teddy Bier

Mori/Italia
Microbirrificio, in provincia di Trento, Teddy Bier aperto nel 2008 da Gabriele Baldo, che produceva salumi nell’azienda di famiglia.
Oggi l’impianto è da 2 ettolitri; ma, quando iniziò in casa l’homebrewing, Gabriele disponeva di un impianto da 25 litri. E, prima di compiere il “grande passo”, abbinò le nozioni fondamentali apprese da un mastro birraio del luogo alle istruzioni fornite su Internet: un birraio autodidatta insomma. Sia di alta che di bassa fermentazione, con rifermentazione costante in bottiglia, la produzione annua si aggira sui 250 ettolitri.

Teddy Bier Anne Bock, dunkel bock di colore ambrato carico e dall’aspetto velato (g.a. 5,4%); birra storica della casa, peraltro la prima produzione. Con un’effervescenza moderata, la spuma ecru sbocca fine, compatta, cremosa, di
buona allacciatura e lunga persistenza. Malti tostati, frutta secca, caramello, lievito, zucchero di canna, toffee, frassino, noci bruciate, allestiscono un gradevole bouquet olfattivo intiepidito dai sentori di sottofondo discretamente alcolici e delicatamente speziati. Il corpo medio si avvale di una consistenza leggermente acquosa. Il gusto, maltato e cremoso all’inizio, diventa via via più secco, resinoso, fino a sfociare in una decisa luppolizzazione. La corta persistenza retrolfattiva è caratterizzata da una lieve tostatura acida e da suggestioni di esteri fruttati che richiamano ciliege e castagne.
Teddy Bier Tinera, porter di colore marrone scuro, vicino al nero, e dall’aspetto opaco (g.a. 6,5%). Con una carbonazione piuttosto bassa, la schiuma caffellatte fuoriesce minuta, densa, cremosa, ma non così persistente. L’aroma è dominato dal malto torrefatto, dal caffè, dalla liquirizia, dal cioccolato amaro, dalle nocciole abbrustolite, che spirano tra i sentori di fondo torbati. Il corpo medio vuol essere leggero, in una spiccata consistenza acquosa. Il caldo gusto di malto tostato accenna decisamente alla liquirizia, con uno sviluppo ben organizzato, complesso, tra note amare e acide, di fumo e cioccolato bruciato; mentre un discreto luppolo erbaceo rimane alla finestra a godersi lo spettacolo, piacevole, coinvolgente, inebriante. La corsa si esaurisce con un taglio secco che prepara il lungo retrolfatto amaro, ricco di suggestioni di caffè e raffinate tostature.
Teddy Bier Christmas Ale 2018, spiced ale di colore biondo e dall’aspetto torbido (g.a. 6,7%); la birra natalizia del 2018, con utilizzo dello zenzero. Con una moderata effervescenza, la schiuma bianchissima fuoriesce sottile, compatta, cremosa, tenace. L’aroma è gradevole, con sentori fruttati e speziati cui si aggiunge il profumo caldo, inebrante, del peperoncino; mentre dal sottofondo alitano indizi di caramello e malto tostato. Il corpo medio presenta una consistenza acquosa un po’ appiccicosa. Il gusto, inizialmente abboccato, lascia pian piano il campo a interessanti note, prima, acidule, poi erbacee amarognole, ma piacevolmente infervorate dal calore alcolico e dal piccante del peperoncino in perfetta sinergia. La ruvida secchezza del finale introduce un discreto retrolfatto le cui suggestioni mettono a nudo tutto il bruciore latente nel corso della degustazione.

Tempesta

Noale/Italia
Beer firm, in provincia di Venezia. Claudio Pigozzo, con una lunga esperienza nel mondo del vino e della ristorazione (socio del RistoPub Il Cortivo), nel 2010 decise di “burrarsi” in quello della birra, fin troppo suggestionato dalle ale britanniche. Nell’avventura Tempesta si aggregò Pierluigi Ceola, cameriere al RistoPub.
L’esordio, con la Tempesta di Natale, fu un vero successo, la linfa indispensabile per proseguire sulla scia del cammino intrapreso. E, diventata un punto di riferimento imprescindibile, la Tempesta di Natale venne in seguito rivisitata e riproposta con un nome nuovo, Birra Tempesta La Rocca.
Oggi la produzione “viaggia” sui 180 ettolitri annui, realizzati presso il microbirrificio Acelum di Castelcucco. Mentre al RistoPub Il Cortivo la birra Tempesta, oltre che servita in bottiglia, viene anche spillata alla spina e a pompa.

Birra Tempesta La Rocca, spiced ale di colore ambrato molto carico e dall’aspetto opaco (g.a. 6%). Speziata con buccia di arancia amara e cardamomo, rifermentata con miele di tiglio, è la rivisitazione (diventata peraltro il punto di riferimento della produzione) della Tempesta di Natale, la prima realizzazione. Con una moderata effervescenza, la schiuma beige sbocca ricca, fine, cremosa e di lunga durata. L’aroma si estrinseca con pulizia e delicatezza, nella sua complessità: subito miele, lime e frutta secca, sostenuti da cardamomo, coriandolo e scorza d’arancia; quindi il sopravvento di un luppolo amaro, in vesti apparentemente gregarie ma fin troppo incisive e determinate. Il corpo medio tende al leggero, in una tessitura abbastanza acquosa. Nel gusto, dopo la sua breve impressione dolce, il cereale viene relegato in sottofondo dal solito rampicante, adesso addirittura prepotente, col pieno appoggio delle persistenti note speziate. Il finale appare un po’ indeciso, in una consistenza quasi agrodolce. Di tutt’altra pasta, il retrolfatto sa far ben valere le sue sensazioni asciutte e amare.
Birra Tempesta Millefiori, belgian ale di colore dorato intenso e dall’aspetto confuso (g.a. 4,5%); rifermentata in bottiglia con miele millefiori per accentuare le note floreali. La carbonazione è alquanto sostenuta; la schiuma bianca, enorme, fine, compatta, cremosa, sufficientemente stabile. Nella sua complessità, l’aroma include biscotti al burro, caramelle di zucchero, banane mature e, in particolare evidenza, sentori floreali lievemente agrumati. Il corpo medio ha una consistenza alquanto oleosa. Il sapore è decisamente del malto, con sottili venature di miele che, in prossimità del traguardo, erogano una rinfrescante punta di acidità. Il luppolo sembra voglia rimanere alla finestra; ma non fa mancare il suo discreto apporto di amarore in attesa dell’acidità del miele. Il finale si rivela piuttosto asciutto e piacevolmente dolce. A sua volta, il retrolfatto anima di un non men piacevole amarognolo le proprie sensazioni sfuggenti.
Birra Tempesta Secca, ordinary bitter ale di colore giallo dorato e dall’aspetto lievemente velato (g.a. 3,8%); luppolizzata a secco. La carbonazione è correttamente bassa; la schiuma bianchiccia, minuta, cremosa, di buona persistenza. Al naso, si mettono subito in evidenza i profumi agrumati e resinosi del dry hopping, seguiti a ruota da sentori erbacei, di fiori d’arancio e miele d’acacia. Il corpo è leggero, e di consistenza spiccatamente acquosa. Nel gusto, la scorrevolezza del corpo esile, la bassa gradazione alcolica e, soprattutto, il ruolo quasi rinunciatario della componenrte maltata, favoriscono lo snodarsi di un deciso amaro secco che rimane, croccante e piacevole, nelle sfuggenti sensazioni retrolfattive, dopo un corto finale neutro, come a scrollarsi di dosso qualsiasi responsabilità circa il da venire.
Birra Tempesta Vitra, golden ale di colore giallo con intensi riflessi dorati e dall’aspetto nebuloso (g.a. 4,5%). La carbonazione è modesta; la schiuma bianca, fine, imponente, cremosa, di ottima tenuta e allacciatura. Il bouquet olfattivo non è particolarmente ricco, ma pulito, fresco, elegante: tra le due componenti, la maltata e la fruttata, è la seconda a farsi carico di tirare il carro, con arancia, mandarino, melone retato, pesca a pasta bianca. La seconsa invece appare piuttosto blanda, con crosta di pane, cereali, farina, miele millefiori, come stanchi o riottosi. Il corpo medio ha una consistenza decisamente acquosa. Nella sua morbidezza, il gusto si rivela ben equilibrato tra il dolce e l’amaro, con una leggera nota di nocciola appena accennata e le note erbacee e di agrumi ad apportare una piacevole freschezza. Il finale, secco e con una punta acidula di frutta, sfuma lentamente in una discreta persistenza retrolfattiva dove s’intrecciano impressioni vegetali e di scorza d’agrumi.

Antonio Mennella

Antonio Mennella

Nato il primo gennaio 1943 a Lauro (AV) e residente a Livorno. Laureato in giurisprudenza, è stato Direttore Tributario delle Dogane di Fortezza (BZ), Livorno, Pisa, Prato. PUBBLICAZIONI Confessioni di un figlio dell'uomo - romanzo - 1975; San Valentino - poemetto classico - 1975; Gea - romanzo - 1980; Il fratello del ministro - commedia - 1980; Don Fabrizio Gerbino - dramma - 1980; Umane inquetudini - poesie classiche e moderne - 1982; Gigi il Testone - romanzo per ragazzi - 1982; Il figlioccio - commedia - 1982; Memoriale di uno psicopatico sessuale - romanzo per adulti - 1983; La famiglia Limone, commedia - 1983; Gli anemoni di primavera - dramma - 1983; Giocatore d’azzardo - commedia - 1984; Fiordaliso - dramma - 1984; Dizionario di ortografia e pronunzia della lingua italiana - 1989; L'Italia oggi - pronunzia corretta dei Comuni italiani e nomi dei loro abitanti - 2012; Manuale di ortografia e pronunzia della lingua italiana - in due volumi - 2014; I termini tecnico-scientifici derivati da nomi propri - 2014; I nomi comuni derivati da nomi propri - 2015. BIRRA La birra, 2010; Guida alla birra, 2011; Conoscere la birra, 2013; Il mondo della birra, 2016; La birra nel mondo, Volume I, A-B - 2016; La birra nel mondo, Volume II, C-K -2018; La birra nel mondo, Volume III, L-Q - 2019; La birra nel mondo, Volume IV, R-T - 2020; La birra nel mondo, Volume V, U-Z - 2021. Ha collaborato a lungo con le riviste Degusta e Industrie delle Bevande sull'origine e la produzione della birra nel mondo.