Note dal convegno Filiera Birra 2025
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Il convegno Filiera Birra 2025
Il 15 ottobre si è tenuto a Milano il convegno Filiera Birra 2025, organizzato come ogni anno dall’editore Tecniche Nuove, in particolare dalla rivista Imbottigliamento. È un appuntamento che seguo sempre con piacere, perché riesce a offrire in una sola giornata una panoramica completa e trasversale sullo stato della birra in Italia. Ciò che lo rende interessante è proprio l’orizzontalità dei contributi: il mondo della birra artigianale, che naturalmente mi sta più a cuore, qui diventa parte di un quadro più ampio, in cui trovano spazio anche l’industria, le istituzioni, i progetti e le filiere produttive.
Anche questa edizione si è confermata di alto livello, sia per la qualità degli interventi sia per la capacità degli organizzatori di mettere insieme voci differenti, autorevoli e in alcuni casi pure complementari. Confesso di essere arrivata un po’ in ritardo, complice la bellezza di Milano che ogni volta mi rapisce, e così mi sono persa i primi interventi in programma nella giornata. Ma tutto il resto l’ho seguito con grande attenzione.
Italian Trade Agency-ITA e le opportunità per l’export
Il primo contributo che ho ascoltato è stato quello di Brunella Saccone di ITA-Italian Trade Agency, che già l’anno scorso mi aveva colpita. L’agenzia supporta le imprese italiane nei mercati esteri, e negli ultimi anni anche la birra artigianale ha trovato spazio nei loro progetti. Hanno parlato di OpportunItaly, una piattaforma online messa in piedi dal Ministero per gli Affari Esteri e da ITA, per mettere in contatto l’offerta delle aziende italiane con la domanda internazionale, a quanto ho capito una sorta di vetrina digitale che può diventare una reale opportunità di business per i produttori. A seguire, hanno presentato il servizio Export Front Desk, che da qualche anno offre consulenza personalizzata alle imprese interessate a intraprendere percorsi di esportazione. Non importa quanto siano grandi queste aziende, ha specificato la dott.ssa Saccone. Metto i link, magari a qualche piccolo produttore di birra venga l’ispirazione per cercare nuovi sbocchi di mercato.
Materie prime e dazi: riflessioni sui rischi d’impresa nella birra agricola e sui costi legati alla dipendenza dalle importazioni
Poi è stato il turno di Matteo Bartolini –CIA Agricoltori Italiani che ha affrontato il tema delle materie prime, aprendo con un essenziale: “Non è un bel momento a causa dei dazi.” Ecco. Ha sottolineato come, nel settore del vino, i produttori meno conosciuti abbiano subito maggiormente l’impatto dei dazi rispetto a quelli già affermati (a livello di conoscenza del nome) sui mercati esteri. Una riflessione interessante a cui non avevo pensato da questa angolazione, perché evidenzia quanto la reputazione e la visibilità di un marchio possano fare la differenza quando si verificano delle circostanze avverse per tutto il settore. Bartolini ha poi ricordato, giustamente, che la birra agricola è cosa diversa dalla birra artigianale. Secondo lui, la birra agricola comporterebbe un maggiore rischio d’impresa, per via delle variabili “della terra”, legate a raccolti, annate e condizioni ambientali. Personalmente però, non condivido pienamente questa visione: anche un birrificio artigianale “non agricolo” è esposto a forti variabili esterne, basti pensare ai rincari delle materie prime degli ultimi anni, influenzati da guerra, all’inflazione e alla nostra dipendenza quasi totale dai fornitori esteri. Abbiamo visto che basta poco per sconvolgere una supply chain così strutturata e mettere in crisi il settore.
Crisi, tendenze e strategie: dati su consumi, birre low/no alcohol, sostenibilità, localismo e rapporto birra-cibo

L’intervento successivo è stato del professor Garavaglia dell’Università Bicocca, che ha analizzato la crisi che sta attraversando il settore birrario, individuandone le due cause principali: la pandemia e la guerra in Ukraina, con tutte le conseguenze economiche che conosciamo. Garavaglia ha osservato che, nonostante il calo dei consumi complessivi, cresce la domanda di birre low o no alcohol, mentre il numero dei piccoli produttori rimane stabile. Un altro dato significativo riguarda il cambiamento delle abitudini di consumo: si beve sempre più spesso a casa e meno fuori casa. È un trend che, pur non riguardando solo la birra artigianale, contribuisce a ridisegnare il mercato.
Il professore ha poi invitato le aziende a “restare sui fondamentali”: ovvero a fare bene ciò che si sa fare, a mantenere la propria identità e guardare con attenzione ai modelli che arrivano dagli Stati Uniti, dove le birre analcoliche stanno crescendo a ritmi impressionanti. E, aggiungerei io, guardare anche alla Spagna, che in questo campo sta vivendo una vera esplosione ed è leader in Europa. Ha inoltre ribadito l’importanza del legame tra birra e cibo, un tema ricorrente ma sempre attuale: oggi molti locali si stanno organizzando per offrire anche cucina nelle proprie tap room, ampliando l’esperienza e attirando un pubblico più vario e non legato esclusivamente al consumo di birra artigianale. Infine, ha richiamato l’attenzione su sostenibilità, localismo e territorialità come leve strategiche vincenti, che negli ultimi anni hanno dato risultati concreti.

È seguito l’intervento di Euromalt tramite Gianluca Nurra. Euromalt è l’associazione dei produttori di malto europei (più quelli del Regno Unito che sono rimasti dentro anche dopo la brexit), che ha ricordato come il malto — qualsiasi cereale germinato e tostato — sia alla base della birra, prodotto di origine agricola per eccellenza. A questo ha fatto seguito Katya Carbone del CREA, che ha parlato della filiera brassicola italiana e delle opportunità offerte dall’utilizzo di materie prime locali. Ha ricordato che nel 2024 oltre il 75% del malto usato in Italia è stato importato, sottolineando quindi la necessità di sviluppare una produzione nazionale più strutturata. Ha inoltre parlato del progetto LOB.it, dedicato alla valorizzazione della biodiversità brassicola italiana, e delle sperimentazioni su lieviti alternativi al Saccharomyces, compresi i lieviti spontanei,ricerca resa ancora più interessante dalla crescente domanda di birre analcoliche. Aggiungo che il segmento delle birre analcoliche o a bassa gradazione alcolica si può indicare anche con l’acronimo NABLAB.
La tavola rotonda: Teo Musso, Michelin e Giulio Marini su ricerca, qualità, prezzo e progetti sociali
Durante la tavola rotonda è intervenuto anche Teo Musso di Baladin, che ha espresso soddisfazione per il tema dell’agricoltura applicato alla birra artigianale. Del resto “la birra è terra” è uno dei suoi motti. Ha ricordato che, dall’inizio del movimento della birra artigianale in Italia sono nate oltre 9.000 etichette di birra artigianale, un numero che racconta la straordinaria varietà e creatività dei nostri birrai. La ricerca scientifica, ha infine sottolineato, è fondamentale anche per le realtà di medie dimensioni come Baladin che ha un laboratorio interno come mi raccontò durante l’intervista sulla birra analcolica che gli ho fatto a Febbraio in occasione dello scorso Pitti Taste quando Baladin presentò la sua nuova linea di birre analcoliche Botanic.

Poi ha preso la parola Loreno Michielin di 32 Via dei Birrai, uno dei birrifici storici del movimento artigianale italiano, che ha ricordato come la ricerca abbia costi altissimi e come, di conseguenza, la birra non possa costare troppo poco. Un tema delicato, su cui concordava anche Musso, anche se personalmente credo che in questo momento, vista la situazione del mercato, non sia il caso di insistere troppo sull’argomento del prezzo.
È seguito l’intervento di Giulio Marini del Birrificio Italiano, che ha parlato della difesa del marchio e della qualità, definendo il 2022 “un anno euforico”. Una definizione che mi è piaciuta un sacco, per l’anno in cui tutto sembrava ripartire alla grandissima, prima della successiva brusca frenata.

Beer4Hopes e la blockchain: progetto di tracciabilità applicato al mondo birrario
Poi è stata la volta della dott.ssa Nazarena Cela, ricercatrice dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo. La dott.ssa Cela ha raccontato un interessante esperimento condotto dall’Università ben esplicitato dal titolo del suo intervento al convegno: “From HOP to HOPe: la tecnologia blockchain per comunicare l’impatto sociale della birra di economia carceraria”. Ovvero una produzione birraria realizzata all’interno di un carcere, che ha coinvolto 148 partecipanti allo studio a cui sono stati fatti assaggiare e valutare dei campioni. A metà panel la degustazione è stata alla cieca. Agli altri 74 assaggiatori è stato spiegato il progetto sociale dietro a quella birra. I risultati dei test di gradimento hanno mostrato che la qualità percepita era simile nei due panel, sapere della sostenibilità sociale di ciò che si ha nel bicchiere non modificava il gusto percepito, l’analisi sensoriale. Un altro discorso, invece, riguardo alla percezione del valore sociale del prodotto, che è stata apprezzata dal panel e addirittura il 30% si è dichiarato disposto a spendere di più per sostenere questo progetto. Un bell’esempio di come il valore simbolico, ma anche umano, possa influenzare la percezione del prodotto. Cela ha parlato anche di innovazione tecnologica, presentando il progetto B4HOPES, che utilizza la tecnologia blockchain per tracciare le informazioni della birra dal campo al bicchiere.
In chiusura, l’ultimo intervento affidato a Flavia Morelli, per Group Exhibition Manager Italian Exhibition Group, dove ha presentato la prossima edizione di Beer & Food Attraction, che si terrà dal 15 al 17 febbraio 2026, da domenica a martedì, con un format interamente b2b. Ha condiviso anche alcuni numeri incoraggianti sul B&F Attraction dell’anno scorso: 43.634 operatori professionali provenienti da 82 paesi, in crescita del 4% rispetto all’anno precedente. Come ha ricordato, dopo il Covid le fiere sono tornate a essere il luogo ideale per fare networking.

Grazie a Tecniche Nuove, alla rivista Imbottigliamento e a Paola Pagani per l’invito e per l’organizzazione di un evento che, ogni anno, riesce a raccontare il nostro mondo brassicolo con pragmaticità e completezza.


