Il CAMRA lancia una petizione per riconoscere le Real Ale come patrimonio UNESCO
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La nuova campagna del CAMRA
Il CAMRA (Campaign for Real Ale), la storica associazione britannica impegnata da più di cinquant’anni nella tutela della birra tradizionale e dei pub – di cui chi scrive è ‘proud member’ – ha avviato una nuova campagna per ottenere il riconoscimento delle Real Ale come parte del Patrimonio Culturale Immateriale del Regno Unito.
L’obiettivo finale è ambizioso: arrivare all’inserimento delle birre tradizionali britanniche nella lista UNESCO. Per raggiungerlo, c’è bisogno di tante firme solo per il primo step: l’inserimento nell’inventario. Spieghiamolo meglio.
Una petizione per la tutela delle birre tradizionali birtanniche: le real ale
La campagna è promossa in collaborazione con il Craft Beer Channel e si basa su una petizione ufficiale rivolta ai cittadini britannici. Si chiede il sostegno del governo UK affinché la birra in cask – la tipica, tradizionale Real Ale – venga inserita nell’Inventario del Patrimonio Vivente del Regno Unito. Questo inventario rappresenta il primo passo concreto verso un futuro riconoscimento da parte dell’UNESCO.
Ad oggi, si sono superate le 15.000 firme, grazie alle quali c’è già stata una risposta favorevole dal governo UK che ha annunciato l’intenzione di aprire le candidature ufficiali per l’inventario entro la fine di quest’anno. Il prossimo traguardo è quello delle 100.000 firme, che permetterebbe di portare la proposta direttamente all’attenzione del Parlamento.
Che cos’è il Patrimonio Vivente del Regno Unito?
Il nuovo Inventory of Living Heritage è stato annunciato ufficialmente dal governo britannico nell’aprile 2025, come parte dell’attuazione della Convenzione UNESCO del 2003 per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, ratificata dal Regno Unito nel 2024.
L’inventario mira a raccogliere e valorizzare tradizioni, usanze, artigianato e pratiche culturali che riflettono l’identità e la diversità delle comunità britanniche. Tra gli esempi citati figurano celebrazioni come il Notting Hill Carnival, l’Hogmanay scozzese, l’Eisteddfod gallese, la danza delle Highlands, l’arte della tessitura del tweed e pure il celebre “cheese rolling” del Gloucestershire, che sarebbe quella competizione in cui si corre a rotta di collo inseguendo una forma di formaggio che rotola lungo una collina. Qui, la tutela delle real ale ci sta eccome.
Sul sito dell’UNESCO, nell’articolo sull’Inventario del Patrimonio Vivente del Regno Unito si legge che le candidature sono aperte a tutte le comunità, e potranno essere fatte delle proposte in sette categorie che riporto per curiosità: 1. Espressioni orali; 2. Arti performative; 3. Pratiche sociali (es. festival e usanze); 4. Natura, territorio e spiritualità; 5. Mestieri e artigianato; 6. Sport e giochi; 7. Pratiche culinarie.
Le Real Ale si inseriscono a fagiolo in questo contesto, come tradizione artigianale e sociale, profondamente radicata nella cultura britannica dei pub.
Aggiungerei che anche il GBBF–Great British Beer Festival potrebbe essere della partita, ma non mettiamo troppa carne al fuoco.
Cosa sono le Real Ale?
Il termine Real Ale (glossario) identifica una birra prodotta secondo metodi tradizionali britannici, rifermentata in cask, non pastorizzata e non filtrata, servita senza l’aggiunta di anidride carbonica. Questo stile preserva tutta la vitalità del lievito e le caratteristiche organolettiche originali. E poi ha una ‘drinkability’ che trova pochi eguali (ma forse io sono un po’ troppo di parte).
Fin dalla sua fondazione nel 1971, il CAMRA ha lavorato per difendere queste birre – anzi, questo patrimonio brassicolo – dall’omologazione dell’industria birraria, promuovendo non solo la qualità del prodotto ma anche il ruolo sociale dei pub come luoghi di comunità. La grande rilevanza sociale del pub in UK è cosa riconosciuta – e l’ho raccontata anche qui sul sito – al punto che entra in gioco come contro fattore anche durante iniziative come il Dry January oppure costituisce un coadiuvante nelle iniziative volte alla difesa del consumo ‘locAle’.
Un riconoscimento che va oltre la birra
Il riconoscimento delle Real Ale come patrimonio vivente significherebbe tutelare un sapere artigianale e culturale, che coinvolge birrai, gestori di pub e appassionati. Ma avrebbe anche un forte valore simbolico per raccontare la storia di una nazione attraverso le sue pratiche quotidiane che con la birra sono molto legate, basti pensare al ruolo della pinta nella percezione collettiva.
Anche se la petizione è aperta solo ai cittadini britannici, – volevo firmare, ci sono rimasta male – è possibile sostenere la causa condividendo l’iniziativa, sensibilizzando l’opinione pubblica e promuovendo il valore delle Real Ale nella comunità birraria internazionale come cerco di fare adesso, nel mio piccolo, qui su PintaMedicea.com.