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50 Years of CAMRA di Laura Hadland: la storia del movimento di consumatori di birra più influente del mondo

Oggi parliamo di un libro delizioso che volevo leggere fin da quando è uscito nel 2021, ma che ho comprato solo quest’anno, ad agosto, durante il GBBF 2025. È una pubblicazione molto di nicchia, decisamente per gli appassionati di birra britannica.

Si tratta di “50 Years of CAMRA” scritto da Laura Hadland, ed è la storia dell’associazione di consumatori di birra più famosa al mondo.

Tra le tante cose, il CAMRA è straordinario perché, nel tempo, stato capace di raccogliere un numero impressionante di adesioni e di soci, decine di migliaia di persone che hanno donato – e continuano a donare – il proprio tempo e lavoro per mandarlo avanti.

Modestamente, io sono una di questi soci e volontaria di lungo corso al GBBF, dove ho speso una buona parte delle ferie della mia vita adulta (per esempio).

Il CAMRA – The Campaign for Real Ale – nasce per salvare le birre in cask e oggi opera in tre aree di attività: beer, breweries e pubs (birra, birrifici e pub). È un movimento di consumatori per la salvaguardia delle birre tradizionali britanniche, le cosiddette real ale, ovvero quelle birre in cask dal gusto pulito, dai colori intensi e le sfumature vibranti che ci affascinano tanto ogni volta che mettiamo piede in un pub d’Oltremanica.

Il CAMRA vanta anche una sezione editoriale importante, con una ricca selezione di libri: un patrimonio di letteratura birraria costruita in decenni di attività. Abbiamo, infatti, parlato da poco della guida CAMRA ai pub storici di Londra che offre percorsi alternativi e poco battuti per gli appassionati che si trovino a viaggiare da quelle parti.
Lo stesso vale per questo libro in cui l’autrice aggiunge alla parte storica quella dedicata ai festival e, leggendo, si trovano tanti spunti per tappe di viaggio o letture ulteriori.

Ma non è solo questo.

Laura Hadland riesce a catturare lo spirito dell’associazione nei suoi primi cinquant’anni: dal 1971 al 2021.
Notare: il libro esce durante la pandemia di covid, periodo che ha certamente limitato i movimenti della Hadland nel condurre le ricerche, ma credo anche che ne abbia in qualche modo arricchito la parte narrativa che è davvero godibile.

Infatti, è un libro che si legge con piacere: ricco di aneddoti, con l’idea di fondo di raccontare come un movimento di consumatori sia riuscito a creare una massa critica così enorme da essere in grado di sostenere, fino ai livelli più alti delle istituzioni inglesi, un singolo prodotto che rischiava di scomparire.
Lo scopo iniziale del CAMRA, infatti, era assicurarsi che i consumatori britannici al pub potessero conservare la possibilità di scelta fra birre in cask e in keg.Era un periodo in cui le birre industriali in keg rischiavano di travolgere e far sparire quelle in cask.

E se le real ale fossero davvero sparite, allora non ci sarebbe stata più questa opzione. E sarebbe stata una gran perdita: il Champion Beer of Britain –di cui quest’anno ho avuto l’onore di far parte della giuria – ammette 31 stili di birre tradizionali britanniche, divisi in 12 categorie.

C’è un aspetto di questo libro che mi ha intrigata particolarmente. La parte in cui l’autrice racconta le commistioni tra GBBF e Great American Beer Festival. Tutte cose che io non conoscevo e che invece sono importanti per avere una visione completa del mondo della birra degli ultimi decenni.

Come ho già detto, tutto il libro entra in dettagli che sono squisiti per gli appassionati, per esempio quando si sofferma sui bicchieri commemorativi delle varie edizioni. La storia di una pinta da festival e della sua serigrafia sono dettagli da nerd della birra, ma questo siamo.

Nella narrazione della Hadland, ho apprezzato molto l’onesta e aperta critica a certi aspetti del CAMRA, primo fra tutti l’aver perso il treno della craft beer. L’essere rimasti chiusi su quel versante e – lo ricordo bene anche io – quel periodo in cui il mondo craft inglese era separato da quello della birra tradizionale, con tanto di frecciatine polemiche da entrambe le parti.

Nei miei periodi di volontariato al GBBF ho servito tante, tantissime birre artigianali italiane per farle conoscere al pubblico inglese, e ricordo lo scetticismo iniziale verso la nostra selezione, che pure ha sempre vantato dei bei nomi del panorama craft italiano. C’è sempre stata una discreta dose di perplessità, spesso e volentieri condita di ironia, da una parte del pubblico del GBBF (comprensibile: sono fiorentina, certe dinamiche le conosco bene). Talvolta, però, riuscivi a conquistare qualcuno ed era un piacere. Altre volte no: cercavano solo birre ad alta gradazione alcolica per finire in bellezza al giornata al festival. Il signore qui sotto appartiene al primo gruppo.

Quando pochi anni fa sidri e perry (i sidri di pere) furono inclusi nell’area di interesse del CAMRA, venne creato un programma didattico su questi temi da presentare ai festival. Programma di cui ho parzialmente beneficiato anche io, e anche diverse volte, grazie ai volontari che si occupavano della didattica, e che mi ha lasciato la voglia di conoscere meglio il mondo dei sidri e perry britannici.

Cosa rimane da questa lettura? Si rimane senza dubbio impressionati dalla forza del CAMRA e dal sostegno di pubblico che caratterizza questa associazione che ha insegnato – ed ha tanto da insegnare – in termini di cittadini che si uniscono per far valere un loro diritto.

Laura Hadland ha scritto un libro anche sui festival della birra inglese che non ho comprato mentre ero al GBBF per questioni di spazio (maledetto bagaglio a mano) pentendomene immediatamente. Rimedierò appena possibile. Si intitola: Beer Festivals: “A Great British Tradition” edito sempre dal CAMRA.

50 Years of CAMRA di Laura Hadland si compra sullo shop online del CAMRA, mentre extremehousewife.com è il sito ufficiale dell’autrice.

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Francesca Morbidelli

Mi chiamo Francesca Morbidelli e sono tra i fondatori della Pinta Medicea, prima associazione, poi blog dedicato alla birra artigianale in Italia. Dal 2007 scrivo articoli, recensioni e approfondimenti sul mondo della birra, gestendo anche le varie emanazioni social del sito. Sono docente e giudice in concorsi birrari da oltre un decennio, collaborando con realtà riconosciute come Unionbirrai e MoBI, e partecipo regolarmente a eventi e degustazioni ufficiali. La mia esperienza comprende sia la valutazione tecnica delle birre che l’educazione degli appassionati, attraverso corsi e workshop. Ho contribuito a numerose guide e pubblicazioni sul mondo della birra artigianale, e gestisco anche rubriche dedicate ai birrifici, agli stili di birra e agli abbinamenti gastronomici. Puoi consultare il mio beer resume in inglese per una panoramica completa del mio percorso professionale. Sono inoltre presente sui principali social professionali: Twitter: @pintamediceaLinkedIn: Francesca Morbidelli. Per contatti diretti, puoi scrivermi a francesca@pintamedicea.com. Come amministratrice del sito La Pinta Medicea, mi occupo di promuovere la cultura della birra artigianale italiana, valorizzando birrifici, stili, eventi e iniziative di settore. La mia missione è condividere conoscenza, passione e competenza con tutti gli appassionati di birra.

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