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Perché il 7 aprile è il National Beer Day?

Il 7 Aprile in america si festeggia il National Beer Day. È un anniversario interessante dal punto di vista storico, risale al 1933 quando negli Stati Uniti ricominciò la vendita legale di alcol, dopo gli anni del proibizionismo.

Però non si trattò di un “bomba libera tutti”. La ripresa fu scaglionata, a cominciare proprio da birra e vino che furono le prime bevande alcoliche a ritornare legali. Sarebbero occorsi altri otto mesi per arrivare alla vendita libera di tutti gli alcolici.

Ma com’è stato possibile il proibizionismo?

Tutto iniziò alla fine del 1919 con una legge votata dal Congresso, il Volstead Act, che rese possibile la successiva approvazione del XVIII emendamento della Costituzione degli USA. Emendamento che sanciva il divieto di fabbricazione, vendita, trasporto e importazione, nonché qualsiasi forma di commercio, dei prodotti alcolici. Alcuni dei politici che votarono il Volstead Act lo fecero in buona fede, presumendo che il divieto avrebbe riguardato solo i superalcolici, mentre la vendita di birra e vino sarebbe continuata legalmente. Con ingenuità sottovalutarono la forte spinta proibizionista che stava attraversando il Paese.

Il divieto durò per tredici anni e coincise con una crisi economica paurosa che tutti noi abbiamo visto rappresentata al cinema. Durante gli anni del proibizionismo gli americani escogitarono molti sistemi per continuare a consumare bevande alcoliche, il commercio clandestino arricchì e potenziò le organizzazioni criminali, mentre la gente comune soffriva la fame.

Fu solo il 7 Aprile del 1933, con Franklin D. Roosvelt Presidente, che le cose tornarono normali. Il XXI Emendamento abrogò il 18°, concludendo l’era del proibizionismo e riportando alla legalità le vendite di alcolici. Un dettaglio interessante: il 21° manteneva il diritto dello Stato di vietare le importazioni di alcolici dall’estero.

L’elezione di Roosevelt nel novembre 1932 fu l’inizio della fine del proibizionismo. FDR si trovò a guidare una nazione prostrata dagli anni della depressione economica che non aveva voglia di attendere i tempi istituzionali di modifica della Costituzione per tornare a bersi una birra senza commettere un atto illegale. Come soluzione provvisoria, il Presidente e il Congresso si avvalerono del Cullen-Harrison Act, riportando alla legalità la birra e il vino, in attesa dell’approvazione del 21°. Roosevelt firmò il Cullen-Harrison Act il 22 marzo 1933 ed entrò in vigore il 7 aprile. L’acquisto e il consumo di birra in pubblico erano ritornati legali.

In quel fatidico 7 Aprile, grandi titoli sui giornali annunciarono il ritorno della birra. Nel frattempo in 19 Stati le spine si aprivano al pubblico assetato dopo la pausa di tredici anni.

A St. Louis, i Budweiser Clydesdales fecero la loro prima apparizione pubblica trainando un carro di birra per la città.

A Washington, il proprietario del birrificio Abner-Drury fece in modo che un camion con due casse di birra, regalo per il presidente Roosvelt, partisse alla volta della Casa Bianca un minuto dopo la mezzanotte. Il carico arrivò assieme a un gruppo di giornalisti che volevano immortalare la scena, ma all’ingresso scoprirono tutti che il Presidente stava dormendo. Allora il marine di guardia aprì e bevve di fronte ai fotografi la prima simbolica bottiglia di birra. Successivamente Roosvelt regalò quelle casse al National Press Club.

Solo a Chicago, il 7 aprile 1933 si contarono circa 5 milioni di dollari in vendite di birra. Ci furono poche segnalazioni di arresti, in barba a chi diceva che riportando l’alcol legale ci sarebbero stati problemi di ordine pubblico.

Il Cullen-Harrison Act non ebbe una lunga durata. Non ce ne fu bisogno. Fu annullato quando lo Utah divenne il 36° stato a ratificare il 21° emendamento, nel dicembre 1933.

 

—La foto in copertina è tratta dalla fonte di questo articolo The constitutional origins of National Beer Day e rielaborata da Pinta Medicea.

Biglietto di Pinta Medicea in ciotola con orzo maltato

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