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White Dog Brewery, birre artigianali inglesi dall’Appennino modenese

Tratto da La birra nel mondo, Volume V, di Antonio Mennella-Meligrana Editore

White Dog Brewery, Rocchetta di Guiglia (MO)

Microbirrificio sull’Appennino modenese, nato nel 2006 in una casa di pietra del secolo XVII.

All’epoca, la situazione brassicola in Inghilterra non era tanto incoraggiante. Aprire un microbirrificio, anche di qualità, significava andare in netta controtendenza rispetto al trend generale del consumo di birra. Al contrario, in Italia, la crescita esponenziale del movimento brassicolo artigianale avveniva in una terra “vergine”.

Stephen (detto “Steve”) Dawson, impiegato nel settore editoriale ma innamorato della real ale (col padre membro della CAMRA), non ci pensò due volte: lasciò Brighton e, insieme alla moglie, si trasferì in Italia, cosciente di potersi esprimere alla grande in un campo privilegiato.

E il successo non tardò ad arrivare. Fatto sta che nel 2013 Steve fu costretto a cercare una location molto più ampia ed efficiente. Un trasferimeto a solo qualche centinaio di metri, nell’ex caseificio di Rocchetta. Nel frattempo, una parte della produzione venne effettuata presso il birrificio Amiata di Arcidosso.

Con un impianto da 25 ettolitri, la produzione annua “viaggia” sui 1000 ettolitri, abbracciando tutti i principali stili anglosassoni, dalla bitter alla pale ale, dalla mild alla IPA, dalla porter alla stout. Uniche eccezioni, una birra di Natale (Brass Monkey), una APA (Boot Hill), due weizen (Amber Weisse, dunkel, e Blanche, hefe) e una blanche (Mai Uait).

In stretta osservanza dei dettami della real ale, le birre sono tutte rigorosamente cask e bottle conditioned, con conseguente sviluppo al massimo grado della freschezza e dell’aromaticità.

Il luppolo continua a essere importato dalla Gran Bretagna; mentre i cereali vengono ormai coltivati in proprio, per cui White Dog è stato riconosciuto birrificio agricolo.

Chiaramente, alla spina, la birra è sicuramente migliore. Maturata e infustata senza aggiunta di anudride carbonica, viene poi spillata con pompa meccanica manuale. Soprattutto, è più pulita e priva dell’eccessiva lievitosità della bottle conditioned.

Le birre artigianali White Dog

White Dog Boot Hill, american pale ale di colore ambrato e dall’aspetto velato (g.a. 5,8%). Pesantemente luppolizzata, condizionata in botte e in bottiglia, saporita, fresca e di estrema bevibilità, si propone come ottima birra estiva. La carbonazione è quasi piatta; la schiuma, di un bianco sporco, emerge abbastanza minuta e cremosa, ma scarsa, di breve durata e minima allacciatura. Pur nella sua elevata intensità, l’olfatto sa esprimere con delicatezza e moderazione attraenti profumi di luppolo agrumato che fa il bello e il cattivo tempo in uno scenario con a deuteragonisti malto tostato, lievito, erbe, fiori, caramello, fieno, mela dolce, frutta tropicale. Il corpo tende al leggero, in una consistenza decisamente acquosa.
Sotto stretto controllo del malto tostato e del caramello, del miele e della frutta secca, il gusto può distendersi piacevolmente amaro, sostenuto da resina, scorza di pompelmo, aghi di pino e un mix di luppolo terroso e speziato. Il percorso, di durata media, termina in una certa secchezza, e con qualche indizio più acido che metallico. Nella lunga persistenza retrolfattiva, malto, lievito e luppolo appaiono imprigionati in sensazioni agrodolci dall’accento piccante.

White Dog Yellow Fever, golden ale di colore giallo dorato tenue e dall’aspetto intorbidato dai sedimenti di lievito (g.a. 5,3%). Lievemente luppolizzata, e molto delicata nel percorso gustativo, sa comunque imporre a meraviglia carattere e personalità. La carbonazione è piuttosto vigorosa; l’enorme schiuma, da bianco a bianco sporco, non così minuta, però compatta, cremosa, di apprezzabile tenuta e allacciatura. L’aroma, moderatamente maltato, lascia ampio respiro a sentori di lievito, erbe, caramello, agrumi, miele, banana, paglia umida, lievito fruttato, luppolo floreale. Il corpo medio tende al leggero, così come la consistenza grassa all’acquosa. Il sapore si propone subito con la dolcezza del malto, del miele, del caramello, della polpa d’arancia; poi cominciare a levarsi note amare di resina, scorza di pompelmo, luppolo erbaceo, che, in prossimità del traguardo, si mescolano a una fresca acidità fruttata, per lo più di mela acerba. L’aspra secchezza del finale si districa tra suggestioni amaricanti e speziate, lasciando presto il campo a un retrolfatto di persistenza discreta e intensamente ispirato al pane di segale e a malti blandamente tostati.

White Dog Tall Dark Stranger, dry stout di colore da marrone molto scuro a nero e dall’aspetto opaco (g.a. 6,4%). Secondo il birraio, l’acqua locale gioca un ruolo fondamentale nell’equilibrio di questa birra in perfetto stile irlandese. Con una morbida effervescenza, l’enorme schiuma nocciola emerge a grana fine, compatta, cremosa, di straordinaria tenuta e allacciatura. Malti tostati, cioccolato fondente, caffè torrefatto, liquirizia. fumo, caramello bruciato, burro, luppolo terroso, cenere di camino, si sprigionano, al naso, in un caldo alone liquoroso. Il corpo nasconde la propria pienezza in una consistenza, sì, leggermente oleosa, ma liscia proprio come l’olio. In un gusto arido, croccante, a tratti astringente, le note di malto biscotto, caramello, caffè americano, liquirizia, miele, cacao, pane abbrustolito, carruba, polvere di cacao, amarore erbaceo e terroso, luppolo fruttato, acidità da tostature, si esaltano invece sotto l’egida del rabarbaro. Il brusco finale, secco e amaro, si rivela piuttosto fumoso e appiccicoso. Nel retrolfatto si leva, e domina per tutta la lunga persistenza, l’irresistibile piacevolezza della liquirizia inglese.

White Dog Brass Monkey, spiced ale di un impenetrabile colore mogano molto scuro tendente al nero (g.a. 6%). E’ un’offerta invernale che, oltre alle spezie (anice, liquirizia, menta, cannella, zenzero), utilizza anche il miele. La carbonazione è praticamente assente; la schiuma nocciola, ampia, sottile, cremosa, di straordinaria tenuta e aderenza. L’aroma è dominato dalle spezie usate, alle quali si aggiungono sentori non certo remissivi di cereali, radice, caffè, cenere, sostenuti da un dolce quanto caldo alito etilico. Il corpo cerca di attenuare la propria pienezza tramite una briosa consistenza acquosa. Il gusto appare piuttosto complesso, con ricche note tostate, di miele, caramello, biscotto, che armonizzano a meraviglia con l’acidulo di erbe officinali e lo speziato soprattutto dello zenzero.
Un finale, non così lungo ma determinato nella sua secchezza ripulente, spiana la strada alla piacevolezza amarognola di un croccante retrolfatto tostato.

White Dog Darker Shade of Pale, black IPA di colore marrone molto scuro e dall’aspetto opaco (g.a. 5%). La carbonazione è abbastanza spinta; la schiuma beige, minuta, compatta, cremosa, sufficientemente stabile e aderente. Il bouquet olfattivo presenta una certa complessità di fondo che non aiuta certo a distinguere nettamente, a eccezione di un luppolo erbaceo quasi pungente, i profumi peraltro non così fini di caffè, malti tostati, cioccolato al latte, toast, legno, cenere, lievito, cacao in polvere, nocciola, frutti scuri. Il corpo medio ha una consistenza oleosa piuttosto viscosa. Di ben altra pasta si rivela il gusto, in cui, anche se non pulitissime, note di malto scuro, cioccolato fondente, liquirizia morbida, caramello bruciato, amarore tannico, frutti aspri, luppolo terroso, acidità di tostature, bacche rosse, legno umido affumicato, allestiscono un equilibrio a dir poco perfetto. Il lungo percorso si esaurisce con una meticolosa asciuttezza detergente. La discreta persistenza retrolfattiva può ciecamente contare sulla gradevolezza amarognola di caffè e tostature.

White Dog High Fever, golden ale di colore dorato e dall’aspetto abbastanza velato (g.a. 7,3%); pesantemente luppolizzata. Fu messa in commercio nel febbraio del 2013. Con una media effervescenza, la spuma, bianca come la neve, sbocca generosa, minuta, cremosa, di ottima stabilità. L’aroma ha tutta la freschezza di un pompelmo appena tagliato, e ai suoi piedi, s’inchinano, come in adorazione, sentori di malto e caramello, polpa di arancia e albicocca, luppolo erbaceo e fiori appassiti, miele millefiori e lievito con spunti farinosi di legno. Il corpo medio tende decisamente al leggero, in un’adeguata consistenza acquosa. Note erbacee terrose, di fieno, scorza di limone, luppolo in fiore, si levano con discrezione a contrastare la dolcezza del malto biscotto, della crosta di pane, di frutti esotici e di bosco. Il finale dura il tempo di ripulire compiutamente il palato con la sua secchezza. Uno stuzzicante amarognolo piccante, in combutta con il dolce calore etilico, dona piacevolezza e brio alle lunghe suggestioni retroolfattive.

 

White Dog Brewery, whitedogbeer.com e pag. Facebook.

(N.d.r. le immagini sono state fornite dal produttore o prese sui suoi social.)

Antonio Mennella

Antonio Mennella

Nato il primo gennaio 1943 a Lauro (AV) e residente a Livorno. Laureato in giurisprudenza, è stato Direttore Tributario delle Dogane di Fortezza (BZ), Livorno, Pisa, Prato. PUBBLICAZIONI Confessioni di un figlio dell'uomo - romanzo - 1975; San Valentino - poemetto classico - 1975; Gea - romanzo - 1980; Il fratello del ministro - commedia - 1980; Don Fabrizio Gerbino - dramma - 1980; Umane inquetudini - poesie classiche e moderne - 1982; Gigi il Testone - romanzo per ragazzi - 1982; Il figlioccio - commedia - 1982; Memoriale di uno psicopatico sessuale - romanzo per adulti - 1983; La famiglia Limone, commedia - 1983; Gli anemoni di primavera - dramma - 1983; Giocatore d’azzardo - commedia - 1984; Fiordaliso - dramma - 1984; Dizionario di ortografia e pronunzia della lingua italiana - 1989; L'Italia oggi - pronunzia corretta dei Comuni italiani e nomi dei loro abitanti - 2012; Manuale di ortografia e pronunzia della lingua italiana - in due volumi - 2014; I termini tecnico-scientifici derivati da nomi propri - 2014; I nomi comuni derivati da nomi propri - 2015. BIRRA La birra, 2010; Guida alla birra, 2011; Conoscere la birra, 2013; Il mondo della birra, 2016; La birra nel mondo, Volume I, A-B - 2016; La birra nel mondo, Volume II, C-K -2018; La birra nel mondo, Volume III, L-Q - 2019; La birra nel mondo, Volume IV, R-T - 2020; La birra nel mondo, Volume V, U-Z - 2021. Ha collaborato a lungo con le riviste Degusta e Industrie delle Bevande sull'origine e la produzione della birra nel mondo.