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A San Sixtus riprende la produzione della Westvleteren

I monaci trappisti riprendono la produzione della birra Westvleteren

Il Belgio sta ricominciando in questi giorni a riprendersi pian piano dal blocco del coronavirus anche se, fino al mese prossimo, non sono previste le riaperture di bar e ristoranti. Come è accaduto in Italia, anche il Belgio ha purtroppo avuto una quantità di morti per il covid altissima e regole di distanziamento sociale rigorose.

Tuttavia c’è una buona notizia per i bevitori di birra: i monaci trappisti di San Sixtus hanno ripreso la produzione di Wesvleteren 12, uscendo con un nuovo lotto. Per i pochi che ancora non lo sanno, questa quadrupel occupa costantemente le prime posizioni della classifica (link non attivo ratebeer.com/top-beers) delle migliori birre al mondo di Ratebeer, ed è una tra le birre trappiste migliori e più ambite perché fuori dal Belgio se ne trovano poche e il monastero stesso regola le vendite.

C’è anche un bel po’ di follia intorno alla Westvleteren: negli ultimi anni i prezzi sono diventati assurdi. A Bruxelles una bottiglia costa all’incirca 15€, negli USA sui 44€, mentre a Dubai può raggiungere i €260. Un’assurdità. Mi ricordo che l’ultima volta che l’ho comprata a Firenze, ormai qualche anno fa, la pagai sui 12€ e mi sembrò tantissimo.

Fino al 14 maggio, lo spaccio dell’abbazia trappista di San Sixtus era chiuso a causa del virus. Adesso sono riprese le attività commerciali, con i monaci che vendono la loro birra solo su appuntamento. I singoli consumatori possono prenotare online uno slot per poi fermarsi al monastero e ritirare la propria quota di Westvleteren.

Le regole di San Benedetto impongono ai monaci dell’ordine di lavorare per sostenersi e fare opere di bene. Un’etica del lavoro a mio avviso sanissima che si riassume nel motto: Facciamo la birra per vivere, ma non viviamo per fare la birra.

Fratello Godfried – appartenente all’Ordine – ha spiegato le regole per il ritiro che sono in linea con lo Zeitgeist: “Al semaforo rosso devono fermarsi, in modo che ci siano solo due o tre persone qui, dove avviene la transazione”, “Lavoriamo anche senza contanti e c’è il plexiglass”.

 

[Nella foto i monaci lavorano nella sala di imbottigliamento del birrificio del monastero di San Sixtus a Westvleteren, in Belgio. Il birrificio è uno dei più antichi al mondo. Crediti della foto: HULTON DEUTSCH /CORBIS HISTORICAL]

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Francesca Morbidelli

Mi chiamo Francesca Morbidelli e sono tra i fondatori della Pinta Medicea, prima associazione, poi blog dedicato alla birra artigianale in Italia. Dal 2007 scrivo articoli, recensioni e approfondimenti sul mondo della birra, gestendo anche le varie emanazioni social del sito. Sono docente e giudice in concorsi birrari da oltre un decennio, collaborando con realtà riconosciute come Unionbirrai e MoBI, e partecipo regolarmente a eventi e degustazioni ufficiali. La mia esperienza comprende sia la valutazione tecnica delle birre che l’educazione degli appassionati, attraverso corsi e workshop. Ho contribuito a numerose guide e pubblicazioni sul mondo della birra artigianale, e gestisco anche rubriche dedicate ai birrifici, agli stili di birra e agli abbinamenti gastronomici. Puoi consultare il mio beer resume in inglese per una panoramica completa del mio percorso professionale. Sono inoltre presente sui principali social professionali: Twitter: @pintamediceaLinkedIn: Francesca Morbidelli. Per contatti diretti, puoi scrivermi a francesca@pintamedicea.com. Come amministratrice del sito La Pinta Medicea, mi occupo di promuovere la cultura della birra artigianale italiana, valorizzando birrifici, stili, eventi e iniziative di settore. La mia missione è condividere conoscenza, passione e competenza con tutti gli appassionati di birra.

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