Qual è la differenza tra Birra dell’Anno e Birraio dell’Anno?
I primi due mesi dell’anno sono sempre stati decisivi per il mondo della birra artigianale italiana. È il periodo, infatti, in cui di solito si svolgono le principali competizioni del settore da cui escono fuori le migliori birre, birrificio e birraio del Paese.
L’epidemia di covid ha cambiato la tempistica di questi eventi, ma la sostanza rimane la stessa. Birra dell’Anno e Birraio dell’Anno sono le due gare più importanti d’Italia, rispettivamente un concorso e un premio, che hanno regolamenti e modalità di svolgimento molto diverse tra loro.
Birra dell’Anno e Birraio dell’Anno hanno nomi simili, al punto che chi non è proprio dentro l’ambiente a volte tende a confonderli. Vediamo di far chiarezza.
Birraio dell’Anno
Comincio da Birraio dell’Anno perché è il primo in ordine cronologico, di solito, infatti, si svolge alla metà di Gennaio. Lo organizza dal 2009 Fermento Birra, lo storico blog di settore, che sceglie un centinaio di esperti italiani e gli chiede di stilare la lista dei birrai che secondo loro, nell’anno appena trascorso, hanno lavorato meglio.
Dalle risposte, Fermento Birra ricava una classifica complessiva di cui solo la rosa dei migliori 20 piazzamenti viene resa pubblica in anticipo: sono i birrifici che andranno alla finale.
Durante la premiazione, il numero uno viene proclamato Birraio dell’Anno.
Da quattro/cinque anni la cerimonia di premiazione si svolge a Firenze, accompagnata da un festival di tre giorni molto interessante perché vi partecipano i 20 finalisti con le loro birre. È l’occasione per conoscere alcuni tra i migliori birrai italiani, assaggiare novità e grandi classici.
Nell’ambito di Birraio dell’Anno viene nominato, più o meno con lo stesso criterio, anche il miglior Birraio Emergente, ovvero l’artigiano che fa questo mestiere da meno di due anni.

Birra dell’Anno
Dal 2005 Birra dell’Anno è il concorso birrario più prestigioso, promosso e organizzato da Unionbirrai, l’Associazione di categoria a tutela dei microbirrifici italiani.
Fino al 2020 si svolgeva a Rimini, in concomitanza di BeerAttraction, importante fiera di settore che ha cambiato nome e formula svariate volte nel corso degli anni; per fare mente locale, ci basti ricordare che nelle prime edizioni si chiamava Pianeta Birra. Dal 2021 la premiazione si svolge a Parma, in occasione del Cibus, altra importantissima fiera enogastronomica.
A Birra dell’Anno si premiano le migliori birre italiane suddivise in categorie (siamo arrivati a ben 42), che raggruppano gli stili canonici in gruppi di quattro o cinque. La gara si svolge in modo completamente diverso. Qui, infatti, sono i piccoli birrifici a scegliere se partecipare a Birra dell’Anno e quali birre iscrivere al concorso.
La degustazione è affidata a una giuria di esperti italiani e stranieri che annualmente si ritrova in una località scelta da Unionbirrai per una due giorni di assaggi alla cieca. I giurati vengono divisi in vari panel e degustano le birre divise per categorie, senza sapere chi le ha prodotte. Per ciascuna categoria in gara viene fatto un podio: primo, secondo e terzo classificato. Vincitori e piazzamenti si scoprono solo nel corso della premiazione.
Il Birrificio dell’Anno
Ma non finisce qui. In base risultati ottenuti nelle singole categorie, nell’ambito di Birra dell’Anno viene anche nominato il Birrificio dell’Anno, ossia quello che si è portato a casa i migliori piazzamenti sui vari podi.
Perché i concorsi birrari sono importanti?
In primo luogo perché direzionano i consumi. I vincitori ottengono sia un vantaggio commerciale, sia un grosso ritorno pubblicitario.
Nel caso di Birra dell’Anno le birre vincitrici possono applicare sulle bottiglie un bollino con l’indicazione del premio ricevuto. Sembra una cosa da niente, invece sono tantissime le persone che scelgono di acquistare la birra perché ha vinto un premio, anche solo per curiosità.
Inoltre conviene partecipare a Birra dell’Anno per avere un feedback sulla propria produzione.
Anche Birraio dell’Anno, nonostante abbia una formula diversa, è un bel banco di prova per il produttore: essere nella rosa dei venti finalisti è un gran riconoscimento, per non parlare del ritorno sia d’immagine, sia commerciale del vincitore.
Quali sono i punti deboli di entrambi i concorsi?
Come ha detto Kuaska in un suo discorso di fine anno: “partecipare a un concorso è anche mettersi nelle mani di Dio”. Il Maestro ha ragione, la perfezione non esiste ed entrambe le gare hanno dei punti deboli.
Il problema di Birraio dell’Anno è che si tende a conoscere meglio le birre locali; ciascun giurato fa la lista dei birrai preferiti in base a criteri suoi personali, ed è inevitabile che si basi sui birrifici che conosce meglio e che gli piacciono di più, non solo per la mera qualità delle birre. Non gli sono richieste visite in birrificio e può assaggiare quello che gli pare. Qui l’hype ha un peso bello gosso, raramente la rosa dei nomi finalisti riserva delle grandi sorprese. Il birrificio o il birraio non hanno alcun ruolo attivo nella gara.
Invece l’accesso a Birra dell’Anno richiede l’iscrizione di ciascuna birra. Le etichette in gara sono scelte e inviate dal birrificio che decide anche in quale categoria farle partecipare. Nemmeno in questo caso la panoramica è esaustiva, perché ci sono birrifici, anche significativi, che per i più svariati (e rispettabili) motivi scelgono di non partecipare. Altri ancora scelgono di mandare in concorso solo alcune birre e non altre. L’opportunità e la modalità di accesso al concorso sono a discrezione del birrificio.
Inoltre a Birra dell’Anno gli assaggi avvengono alla cieca, così non di rado ci sono sorprese nei risultati ed è più facile scoprire nuovi talenti birrari. Allo stesso tempo, però, questa formula può rivelarsi a doppio taglio, specialmente per un birrificio già affermato.