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Degustazione di birre francesi: conosciamo la Brasserie La Débauche

Non mi capita spesso di assaggiare birre artigianali francesi, così l’occasione di partecipare alla degustazione organizzata da Francesco Barzanti al Grand Cru Firenze, è stata particolarmente gradita. In scaletta ben 12 birre de La Débauche, birrificio di Angoulême, piccola città nell’Ovest della Francia.

La Débauche, che in italiano significa “la dissolutezza”, è aperto dal 2013 grazie a due appassionati: Eglantine Clément e Aurélien Camandone. La brasseria conta tre birrai: Aurélien Camandone il capo-birraio, più Benjamin Levacher e Jonathan Reby.

La filosofia di produzione è basata sul creare birre di qualità, caratterizzate e sorprendenti. Ciò si traduce sia in una scelta accurata dei lieviti e delle materie prime, sia in un grande lavoro sulle ricette. Questa volontà di fare birre creative, in grado di soddisfare le aspettative di un pubblico sempre più esigente, dà come risultato un eclettismo produttivo piuttosto vivace, con molte tipologie in listino.
La creatività de La Débauche si esprime anche attraverso la grafica, grazie a etichette di grande impatto visivo, molto diverse l’una dall’altra perché realizzate da tanti designer e grafici, chiamati di volta in volta dal birrificio per ogni singolo progetto.
Come impressione generale sono buone birre, alcune più riuscite di altre, specialmente quelle scure passate in botte che si sono rivelate piuttosto interessanti. Ed ecco le dodici birre della degustazione:

  • Hoppy Sour, wild ale 5%, una collaborazione con il birrificio russo Wild Lab. Dorata con una bella schiuma bianca e “invogliante”. Naso ben fruttato arricchito da sentori selvaggi. In bocca prevalgono le note citriche che ci accompagnano in un finale poco amaro. Una birra “spezza-sete”, per gli appassionati delle note acide.
  • Sour Pêche Romarin, sour fruit ale 6,5%, altra collaborazione con il birrificio di San Pietroburgo Wild Lab. Brassata con pesche e rosmarino in infusione, la ricetta trova la sua ispirazione in un dessert locale. Profumatissima, a tratti quasi inebriante, sprigiona tante note speziate del lievito, unite agli aromi fruttati e gradevolmente aspri. Nota curiosa: la combinazione di  pesche e rosmarino conferiscono a questa birra una fragranza di frutti di bosco.
  • Blonde, golden ale 6,5%. Velata e al tempo stesso luminosa, il birraio la consiglia come birra da aperitivo. A naso prevalgono le note dei malti: miele e panificato leggero. In bocca ritroviamo gli esteri della frutta. L’ho trovata forse un po’ slegata sul finale, con l’amaro conclusivo a mio avviso troppo invadente. Comunque da provare.
  • Blonde Spéciale, Belgian ale 7%, come leggo sul sito: una “bionda francese rinfrescante”, brassata con un misto di spezie ed erbe aromatiche tra cui spicca il cardamomo. Ma il bouquet aromatico è piuttosto ricco, sostenuto anche da note sciroppose, entrambi eclissati da un finale molto (ma molto) amaro.
  • Volga, apa 5%. Finalmente il luppolo! Invece no, è una birra lievemente agrumata e resinosa, ma con un apporto di aroma di luppolo poco incisivo, almeno non quanto ci si aspetterebbe da una American pale ale.
  • Ambrée, amber ale 7%. Ambrata, a naso ha note di caramello bruciato e spezie. Una birra che gioca sul contrasto tra il dolce e l’amaro. È stata una tra le più gradite dal pubblico della serata.
  • Cognac Barrel, barley wine 9,5%, con il colore dell’ambra, fatta maturare in botti di cognac francese. Il naso è legnoso, con note evidenti di rum, mou, legno, e sentori che richiamano la tostatura lievemente affumicata della farina di castagne. Corpo morbido e piuttosto amaro. Pericolosissima!
  • Menestho, oatmeal stout 5,5%. Dunque scurissima, brassata anche con avena, ha il caratteristico corpo morbido delle oatmeal stout e che crea un gioco di armonie col tostato dei malti. Troviamo anche note di cioccolato, liquirizia e bacche rosse.
  • Black Ale, black ipa 8%. Brassata con malti arrostiti che rilasciano potenti note di caffè, cioccolato, liquirizia e cenere. Durante il suo percorso assume tante sfumature: dal torrefatto al bruciacchiato, con una conclusione erbacea di liquirizia.
  • Demi Mondaine, imperal stout 11%. Una birra scura a cui sono stati aggiunti in brassatura chicchi di caffè e fave di cacao. Rotonda ma con note acidule, è una birra complessa da gustare a una temperatura intorno ai 12°, per darle modo di liberare i suoi tanti aromi. Oltre a caffè e cacao troviamo: arrostito, liquirizia, melassa.
  • Nevermore, imperial stout 9,5%. Ispirata al poema di E.A. Poe, The Raven, viene fatta maturale in botti di quercia di bourbon americano. E infatti troviamo come aroma preponderante la vaniglia, ma anche note di cereali e cioccolato al latte (il Biancorì!), e tante morbide note di caffè. Una birra cremosa, decisamente da meditazione.
  • Big Boy, chili imperial stout 12%. Imperial stout con l’aggiunta di peperoncino. Cremosa e complessa, ci accoglie con aromi di malti tostati e peperone, e finisce lasciandoci in bocca il piccante e un gradevole warming a chiudere. Anche in questo caso, consigliata una temperatura di servizio intorno ai 12°.

(Birre assaggiate in bottiglia, il 24 ottobre 2017 al Grand Cru Firenze.)

Sito web del birrificio La Débauche: www.brasserie-ladebauche.com

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Francesca Morbidelli

Mi chiamo Francesca Morbidelli, sono tra i fondatori della Pinta Medicea. Dal 2007 scrivo di birra su questo blog e ne gestisco le varie emanazioni social. Sono docente e giudice in concorsi birrari da ben oltre un decennio, e collaboro sia con MoBI che con Unionbirrai. My beer resume (in English). Amministratrice del sito La Pinta Medicea. Contatti: francesca [at] pintamedicea.com - Twitter: @pintamedicea - LinkedIn Francesca Morbidelli.