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Birraio dell’Anno a Firenze: tre giorni di degustazione delle migliori birre artigianali italiane

I 20 birrai finalisti (foto di Fermento Birra)

Domenica scorsa all’Obi Hall Firenze è stato proclamato il Birraio dell’Anno 2016, durante il concorso ideato e organizzato da Fermento Birra e definito il “Pallone d’oro dei birrai”.

Quest’anno il riconoscimento è andato a Marco Valeriani del Birrificio Hammer di Villa D’Adda (BG) ed è un premio al lavoro svolto durante l’anno, perché le birre artigianali si caratterizzano anche e sopratutto per la mano che le produce.

Birraio dell’Anno è una manifestazione partita in sordina otto anni fa: se non ricordo male, i primi titoli si attribuivano via web. Di edizione in edizione, l’evento è cresciuto fino a diventare – ormai da un paio di anni a questa parte – un grande Festival della Birra Artigianale Italiana, dove appassionati e curiosi si danno appuntamento per assaggiare una selezione delle migliori etichette nazionali.

Bella gente (foto di Livia Federici)

Il palmares di Birraio dell’Anno costituisce un’antologia (parziale) dei migliori artigiani birrai italiani: Nicola Perra (Birra Barley, vincitore nel 2009), Valter Loverier (Loverbeer, 2010), Gino Perissutti (Foglie D’Erba, 2011), Riccardo Franzosi (Montegioco, 2012), Luigi D’Amelio (Extraomnes, 2013), Simone Dal Cortivo (Birrone, 2014), Fabio Brocca (Lambrate, 2015).

Quest’anno la vittoria di Marco Valeriani era nell’aria, le birre Hammer stanno spopolando dappertutto e noi appassionati un po’ ce l’aspettavamo. Tuttavia è stata ugualmente una cerimonia molto bella, condotta da Lorenzo Dabove Kuaska, che ha visto sul palco i 20 canditati al premio e nel parterre uno stand dedicato a ciascun birrificio con le rispettive birre in degustazione. Da questa rosa di nomi importanti ne sono andati in finale 5 che hanno dato luogo alla “top five”:

  1. Marco Valeriani, Hammer;
  2. Emanuele Longo, Lariano;
  3. Alessio “Allo” Gatti, Canediguerra;
  4. Agostino Arioli, Birrificio Italiano;
  5. Luigi “Schigi” D’Amelio, Extraomnes.
Bella gente (foto di Livia Federici)

Cronache di Birra descrive Marco Valeriani come: “uno dei primi in Italia ad aver interpretato nel modo più autentico gli stili americani incentrati sulla valorizzazione del luppolo”. E in effetti quando si pensa alle birre Hammer si pensa subito alle luppolature pulite e gestite sapientemente.

In realtà l’evento prevede due premiazioni. Accanto ai veterani, infatti, viene premiato anche il miglior birraio emergente, con alle spalle meno di due anni di attività professionale. A questo giro il premio Birraio Emergente se l’è portato a casa Conor Gallagher Deeks del birrificio Hilltop di Bassano Romano (VT), di cui ho bevuto ottime birre in un giro di assaggi piuttosto intenso perché distribuito sui tre giorni del festival. In particolare mi è rimasta impressa la sua Barry’s Bitter spillata da cask che mi ha fatto proustianamente ritornare per un istante al GBBF dell’estate scorsa. Come si capisce dal nome, è una bitter con predominanti le note di malto, un aroma di mollica di pane fragrante che si accompagna al lunghissimo amaro finale.

Agostino Arioli e Conor Gallagher-Deeks (foto di Marco Tripisciano)

Altre novità (almeno per me) che ho apprezzato in modo particolare, sono state: la 6SONIPA del birrificio Opperbacco di Notaresco (TE), ibridazione tra una saison belga e una ipa inglese. Pulitissima al naso, corposa e scorrevole, in un finale gratificante. Elegante nell’amaro, regala un sorso pulito in ogni suo aspetto.

Nei tre giorni di festival ho avuto il piacere di dare una mano allo stand del Birrificio MC77 di Serrapetrona (MC), alternandomi alle spine con i due birrai Matteo Pomposini e Cecilia Scisciani. Qui ho gustato la Marylin, una imperial pils con un bel naso fruttato e composto, impreziosito da leggerissime note di radice, incorniciate da un finale secco e appagante. La carbonazione vivace rende questa birra pericolosamente beverina, nonostante il tenore alcolico sia di tutto rispetto: 7,7%. Molti clienti sono ritornati per il bis e qualcuno ha fatto anche il tris!

L’Obi Hall gremito (foto di Matteo Becattini)

Rivelazione dell’evento, almeno dal mio punto di vista, il birrificio Mastino di San Martino Buon Albergo (VR) di cui non avevo ancora assaggiato niente. La filosofia del birraio Mauro Salaorni è produrre birre facili da bere, perfette per essere consumate al pub. Il risultato è una serie di ottime basse fermentazioni da bere e ribere a litrate, con l’imbarazzo della scelta tra pils helles, vienna e una imperal stout (Teodorico) che mi è rimasta nel cuore per l’equilibrio e la bontà.
Tra gli altri emergenti che non conoscevo ho apprezzato particolarmente la mano garbata e competente nella blond ale di Ebers di cui mi sono ripromessa di assaggiare anche altro alla prossima occasione.

i ragazzi del Birrificio Mastino e Jessica (foto di Jessica Iannotta)

Il Birrificio Rurale mi ha sorpresa con la nuova White Ipa, buona, profumata, dissetante. Inoltre ho gradito (anche se la conoscevo già) la 405040, italian pils creata per i tre compleanni a cifra tonda dei soci del Rurale. Intepretazione luppolata dello stile tedesco, è stata protagonista di una tra le varie degustazioni estemporanee che si sono avvicendate sul palco dell’Obi Hall. La 405040 è una pils all’italiana, con il luppolo bello evidente e un naso profumato, generoso di sentori erbacei, agrumati e dove ritroviamo anche la mielosità data dai malti. Tutte sensazioni che poi si ripropongono al gusto, con una conclusione amara e pulente, grazie anche alla giusta carbonazione.

Il mio faccione (foto di Livia Federici)

Una bontà pazzesca la BB7 di Nicola Perra del birrificio Barley di Maracalagonis (CA), brassata con mosto di uva bianca di moscato concentrato a freddo. Un ulteriore splendido esempio di IGA (Italian Grape Ale) dal birrificio che è stato il precursore di questo stile tutto italiano. Il risultato è un bouquet freschissimo e impeccabile di frutta bianca di ogni tipo, che ritroviamo anche al palato, con una chiusura perfetta che ci sorprende con un gradevole warming finale. Una delle tante bontà a cui Nicola Perra ci ha abituati.

Ma c’è da dire che la qualità delle birre è stata altissima in tutta la manifestazione.  E non potrebbe essere altrimenti, vista la natura dell’evento. Unico piccolo dispiacere: la mancanza tra i magnifici 20 dei birrai toscani, ma ci rifaremo l’anno prossimo!

Un po’ di staff (foto di Francesco Ranzani)

Tre giorni al pubblico intensi e divertenti. Un pubblico che trovo sempre più preparato, curioso, che fa domande ogni volta più pertinenti. Basti pensare che in tre giorni mi hanno chiesto la famigerata doppio malto solo una volta.

E adesso? Birra dell’Anno a Rimini!

Archiviato Birraio dell’Anno il prossimo appuntamento importante è a Rimini, con la 12° Edizione di Birra dell’Anno, il concorso storico nazionale di UnionBirrai che premia le migliori birre artigianali italiane, suddivise in categorie, e assegna il titolo di Birrificio dell’Anno! La gara è aperta ai birrifici in attività e c’è tempo fino al 31 Gennaio 2017 per iscriversi dal sito di UnionBirrai.

 

Sito web: www.birraiodellanno.it.

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Francesca Morbidelli

Mi chiamo Francesca Morbidelli, sono tra i fondatori della Pinta Medicea. Dal 2007 scrivo di birra su questo blog e ne gestisco le varie emanazioni social. Sono docente e giudice in concorsi birrari da ben oltre un decennio, e collaboro sia con MoBI che con Unionbirrai. My beer resume (in English). Amministratrice del sito La Pinta Medicea. Contatti: francesca [at] pintamedicea.com - Twitter: @pintamedicea - LinkedIn Francesca Morbidelli.

Un pensiero su “Birraio dell’Anno a Firenze: tre giorni di degustazione delle migliori birre artigianali italiane

  • Claudio Bettini

    Wow nell’articolo ho trovato very interessanti tips sulle prossime birre da provare!!!!! grazie!!!!

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