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Letture: “La birra non esiste” di Kuaska

A cortese richiesta parliamo oggi di libri sulla birra artigianale.

“La birra non esiste. La vita, le storie, i segreti di Kuaska, il “Profeta” della birra artigianale italiana”, di Lorenzo Dabove in arte Kuaska, edizioni Altreconomia.

Uscito già da qualche mese, è stato il libro-evento sul mondo della birra artigianale e sul suo storico “Guru”, che noi appassionati si attendeva da tempo. Un racconto che è tante cose: biografia di Lorenzo, una grandiosa antologia di aneddoti cult, la storia del movimento artigianale italiano e di quello estero delle grandi tradizioni birrarie. Il tutto dalla penna del degustatore italiano più conosciuto al mondo che ha innescato una delle scintille che hanno poi acceso il movimento come lo conosciamo oggi.

Il titolo richiama la prima parte dell’ormai celebre primo “postulato” di Kuaska: “La birra non esiste, esistono le birre”. Il perché di questo postulato lo lascio scoprire a chi leggerà il libro, che si rivela una lettura valida sia per il neofita desideroso di conoscere meglio questo ambiente, sia per la persona più esperta che sicuramente si divertirà a ripercorrere e approfondire episodi diventati mitici e scoprire cose nuove.

Kuaska, infatti, non si è risparmiato: ha abbondato di aneddoti inediti, specialmente sui suoi esordi. Ho scoperto che la sua birra “zero” è stata una Windsor Ale… e mi sono ricordata, credo per la prima volta, che la mia invece fu una remotissima McFarland bevuta per puro caso.

Le pagine più intense sono quelle sul Pajottenland – di cui il Kuaska ne è il Principe indiscusso – e sulle sue fermentazioni spontanee. A cominciare dalla calorosa prefazione di Jean Van Roy, birraio della Brasserie Cantillon, alla cui porta, nel lontano 1982, si presentò un giovanissimo Lorenzo, pronto a rimanere folgorato dalla degustazione della prima Gueuze della sua vita.

E poi ci racconta le figure di spicco del movimento italiano, nomi che adesso sono dei miti del settore, ma che un tempo iniziarono un percorso fatto di passione e voglia di fare un prodotto diverso e di qualità superiore rispetto a quanto offrisse la media del mercato dell’epoca.

In certi punti Kuaska è caustico, come sa fare lui e come si conviene al personaggio. Per esempio, quando racconta della visita di Marco Drago, biografo di Teo Musso, che doveva stendere il capitolo a lui dedicato in La birra artigianale è colpa mia (di cui ho letto solo le pagine su Kuaska, di straforo in libreria).

E poi ci sono grandi classici, tipo le note sulla degustazione che va presa come un momento gioioso, allo scopo di vivere “un’appagante esperienza sensoriale”. È la degustazione “Open Mind”, una fase avanzata, di seguito all’apporoccio canonico: con la birra in mano, lasci liberi i pensieri e ti lasci trasportare.

Le ultime pagine sono dedicate al “vero mestiere” del Kuaska, ovvero: scrittore e poeta di avanguardia. Ci sono i testi delle sue poesie, tra cui Arriviamo alle dieci e mezza, la mia preferita.

Infine Lorenzo ringrazia e nomina tutti, Pinta Medicea compresa, accanto agli altri protagonisti della scena birraria fiorentina della prima ora.

Il brano dove si parla di Pinta Medicea in "La Birra non esiste" di Lorenzo Dabove Kuaska
Il brano dove si parla di Pinta Medicea in “La Birra non esiste” di Lorenzo Dabove Kuaska

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Biglietto di Pinta Medicea in ciotola con orzo maltato

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