“Sottoitinerario” al Taste 2015: le birre artigianali
Grande atmosfera alla Stazione Leopolda a Firenze per la decima edizione del Pitti Taste, il salone delle “cose buone da mangiare e da bere”. Clima festaiolo, con tanti prodotti eccellenti in degustazione. Tra questi, dodici birrifici artigianali italiani a cui ho dedicato un giro di assaggi alla ricerca di novità e di conferme.
Purtroppo lo spazio dedicato alla birra artigianale al Taste è sempre più contenuto, e i grandi nomi della birra si defilano ogni anno sempre un po’ di più. Tuttavia il salone continua a vantare diverse importanti presenze nazionali. Ho notato una caratteristica in comune tra tutti i microbirrifici: la tendenza, sempre più diffusa, all’uso dei malti (e dei cereali) italiani.
Questa vena autarchica, sempre più vigorosa, è venuta fuori fin dal primo assaggio, dedicato alla “Glencoe”, Scotch Ale del birrificio pratese I Due Mastri (www.iduemastri.it), con malto rauch e con una percentuale di malti italiani. A naso note fruttate, leggermente affumicate che in bocca diventano note caramellate e biscottate. Sul finale secchezza e sentori affumicati, come richiede lo stile. L’obiettivo dei due birrai è arrivare a lavorare con il 100% di malto d’orzo italiano.
Allo stand di Birra del Borgo (www.birradelborgo.it) c’era in degustazione la loro meravigliosa oyster stout stagionale, “Perle ai Porci”, che brassano una sola volta all’anno e per fortunata coincidenza dunque riesco a trovare solo al Taste. Soltanto per lei vale la pena l’ingresso al salone. È una stout fatta con 60kg di ostriche e 30 di telline. Si beve il mare, e infatti lo ritroviamo nelle note (ovviamente) marine e minerali che caratterizzano aroma e sapore, e pure nella sapidità, gestita con maestria ed equilibrio. Il tutto in una birra dal corpo morbido, scorrevole, estremamente elegante. Un piacere anche guardarla nel bicchiere…
Del Birrificio Italiano (www.birrificio.it) ho assaggiato la pluripremiata Vudu, la dunkelweizen. Bouquet di esteri fruttati dove l’isoamile spicca pur rimanendo equilibrato, sprigiona una ricchezza di sentori (uvetta, fenoli, biscotto, spezie “dolci”, …) che regalano all’esperienza degustativa il piacere della varietà perfettamente bilanciata. Le note fenoliche le ritroviamo anche in chiusura. L’aggiunta di malti tostati, oltre a renderne più vivo il colore, conferiscono a questa birra una leggera tostatura e note caramellate che ne arricchiscono il sapore. Birrificio Italiano in splendida forma, davvero ottime birre (tutte!).
Del veneto Birrificio San Gabriel (www.sangabriel.it) ho provato la produzione per cui sono più conosciuti: l’Ambra Rossa al radicchio. Una birra, come dice il nome, dal colore ambrato tendente al ramato, che mi ha riportata con la memoria ai primi tempi di Pinta Medicea quando, per varie ragioni, ci capitava spesso di berla. E oggi l’ho ritrovata come la ricordavo, con una carbonazione potente (un po’ troppo per i miei gusti), note fresche vegetali amare (ma anche accenni di clorofilla) che ci accompagnano lungo il suo percorso, che si conclude con un finale gasato e pulente. Anche in questo caso nella produzione vengono usati malti autoctoni che lasciano un residuo “granoso” rintracciabile al palato, che rientra nelle caratteristiche di questa birra. Perché il radicchio? È naturalmente una scelta legata al territorio, comunque una scelta felice, un’erba amara che dà il suo apporto di amaro vegetale e fresco a tutto il bouquet.
Con Claudio Cerullo di Birra Amiata (www.birra-amiata.it) ho bevuto (dopo tanto che la cercavo!) la “Comunale”, ovvero la loro Golden Ale, una birra che apprezzo molto, per la sua semplicità ed eleganza. Naso delicatissimo, con un bouquet gentile formato da lievi sentori agrumati, floreali e note erbacee, che trovano la loro continuità nel bell’amaro finale che lascia una bocca pulita e pronta al prossimo (lungo) sorso.
Poi è stato il turno della Strong Ale del Birrificio Brùton (www.bruton.it), ossia l’ottima “Stoner”, 7,5% gradi alcolici per una birra che all’occhio ha un bel colore dorato; a è naso fruttata, complessa, tanta frutta dolce (matura e secca), pericolosamente beverina.
Dopo sono passata alla “Momus”, in stile belga dal bel colore ambrato carico, anche questa con un tenore alcolico importante, ma molto più complessa della precedente, quasi caleidoscopica, con sentori di caramello e tostature ben evidenti, e poi note di frutta secca, datteri, uvetta, e tanto altro: l’insieme compone l’equilibrata complessità del ricco bouquet.
Dal riminese Amarcord (www.birraamarcord.it) ho degustato la “Bionda”, ossia la loro “birra chiara”, una Ale fruttata caratterizzata a naso da timide note floreali ed evidenti note agrumate morbide e dolci. I sentori fruttati lievemente agrumati li ritroviamo anche nel finale secco che pulisce la bocca e invita al sorso successivo. Una birra semplice ma che si fa bere con estrema facilità.
A questa ho affiancato anche la degustazione della “Ama Mora”, prodotta con il caffè. È una birra che sorprende per la sua leggerezza e beverinità, il cui aroma e gusto predominante sono le note lievemente tostate del caffè freddo e un leggero caramello che gli dà dolcezza (forse è dato dalla miscela di malti, non ho chiesto se ci fossero altri ingredienti). Comunque una birra fresca e beverina, che richiama l’estate e il caffè freddo.
“Long Summer” del piemontese Birra Abbà (www.birrabba.it) è una summer Ale dal tenore alcolico impegnativo per lo stile: 6,5%, pensata e creata per una bevuta estiva, ma che sia anche complessa. A naso note di mandorla, corpo un po’ spigoloso e finale amaro. Birra fatta per andare incontro a chi cerca gusti decisi.
Poi ho conosciuto i ragazzi di Birra Flea, Perugia. Ero curiosa perché speravo che fossero proprio i tipi della loro pubblicità, magari in abiti medievali.
I nomi delle loro birre sono legati alla storia della città. Ho assaggiato la “Bastola”, nome di una donna misteriosa, vissuta nel Medioevo con una storia intrigante che non conoscevo e che mi sono ripromessa di approfondire. Tornando alla birra, è un’ambrata “doppio malto”, a naso escono fuori gli esteri fruttati, mela cotogna, note più nocciolate, mentre al palato ci si presenta leggera, nonostante il tenore alcolico di tutto rispetto. Note di mandorle e di altra frutta secca tostata sul finale. Anche in questo caso il birraio utilizza orzo di produzione locale (sono anche azienda agricola).
Il Birrificio San Quirico della Val D’Orcia (www.birrificiosanquirico.it), uno tra i pochi in Italia che può vantare una birraia. Il San Quirico è presente ormai da tanti anni sulla scena toscana, e cresce di anno in anno. A questo Taste ha portato una novità: la “Catharina”, chiamata così in onore di un’altra donna importante: Caterina da Siena. È una birra “di Natale” prodotta con le spezie del pan pepato: pepe, cannella, noce moscata, chiodi di garofano. Complessa, ricca di sapori che si alternano al palato, da gustare in una situazione più tranquilla, magari abbinandola proprio al pan pepato o ai dolci del senese. Oppure, mi suggeriva Sandra la birraia, a carne al forno o in umido. Questa è la terza birra del San Quirico ed è quella più impegnativa come complessità. Invece la loro “birra base” è la “Iris”, una blond ale, fatta anche con i grani della Val d’Orcia. Naso fruttato, in bocca secca e con un finale amaro pulente. Il corpo è leggero, da bere da sola o da abbinare a piatti estivi. Birra corretta, gradevole alla beva.
In questo Taste Roberto Giannarelli, birraio del birrificio La Petrognola (www.lapetrognola.it) ci ha regalato una novità molto interessante: la “Weizen” , prodotta con il 51% di farro della Garfagnana (al posto del frumento delle weizen canoniche), in parte maltato e in parte crudo. Il risultato è una birra bella da vedere, con una schiuma fine e pannosa. In bocca beverina, estiva e rinfrescante, con un bouquet di frutta bianca equilibrato, con l’isoamile tenuto sotto controllo perché incentrata più sui sentori di pera e frutta bianca in genere. La fermentazione avviene infatti a 17°, proprio per contenere le “esplosioni aromatiche”. Il risultato è una birra pulita, gradevolissima, che a mio avviso si può bere benissimo da sé, senza abbinarla a niente. Tuttavia gli abbinamenti da loro consigliati sono: wurstel bavaresi e piatti alla griglia.
Allo stand del Birrificio del Forte (www.birrificiodelforte.it) ho assaggiato la “Meridiano 0”, nome che si riferisce a Greenwich e dunque all’Inghilterra. Birra ambrata con una bella schiuma pannosa, persistente e una evidente velatura, nonostante sia ispirata alle bitter inglesi. A naso biscottata, speziatura elegante, con gradevoli note maltate, e sentori fruttati ben composti. Birra scorrevole, rotonda, con finale amaro al punto giusto e carbonazione “di presenza” ma ben gestita. Di grande beverinità.
Bel post, complimenti!!! ma manca la recensione di 32 via dei birrai!
Grazie mille Fra per aver prestato i tuoi preziosi sensi anche a chi al Taste non è potuto esserci. Descrizioni accuratissime, preziose e esaustive come sempre!
Grazie Barza, sei gentilissimo !